Roberto Ricci |
«MEDIOEVO senza città», ma soprattutto la città senza marmo. Diatribe,
liti, contese che non si snodano sullo sfondo delle Apuane, ma nella
cornice di una società terriera, dove le controversie si dipanavano su
confini, campi, coltivazioni. E’ uscito «Medioevo senza città, la
società medievale carrarese del secoli XII e XIII», la prima
approfondita analisi della genesi del nostro comune ricostruita dallo
storico medievista Roberto Ricci, lunigianese, che da 25 anni effettua
ricerche sulle origini della nostra società. Così un volume che mancava
sulla Carrara dell’età buia, quando i vescovi di Luni fondarono il primo
insediamento a Vezzala e quando intorno alla piccola pieve di
Sant’Andrea si sviluppò il primo nucleo cittadino. Una Carrara senza
marmo, dove le logiche del lapideo erano ridotte a poche mosse e dove
tutto si declinava in termini di coltivazioni, campi, villani e
contadini. Tramontata l’epoca romana in cui il marmo serviva per
celebrare i fasti dell’Urbe, il medioevo sostituisce il lapideo con una
comunità rurale. Così Ricci scopre una realtà sociale complessa con i
vescovi, la pieve gestita dai Canonici di San Frediano, un’elite sociale
di grandi proprietari terrieri e l’egemonia della potenza di Lucca. Un
medioevo ritrovato grazie all’opera di Ricci che in 320 pagine e
attingendo da fonti inedite e sconosciute ci porta per mano fino agli
snodi epocali da cui emergerà poi la cultura del marmo. Così una
sapiente quanto rara ricostruzione delle dinamiche sociali che
caratterizzarono la nostra terra agli arbori del millennio in un
susseguirsi di fatti e documenti. E’ curioso che le tasse corrisposte ai
vescovi lunigianesi fossero in frumento, orzo, polli, uova e castagne:
frutti della terra e non del monte che attestano una certa ricchezza
della nostra città rispetto alle vicine Sarzana, Castelnuovo, Ortonovo e
Ameglia. «Un segnale — scrive Ricci — che la dinamica legata al marmo
non era ancora decollata».
UNA RICERCA eloquente che mette in risalto le peculiarità della nostra gente che già allora si contraddistingueva per una certa vivacità dialettale. Così Ricci tira fuori documenti che attestano liti per confini, «edificazioni abusive», contrasti di vicinanze, predisposizione alla lite già chiara più di mille anni fa. Si apre così il primo studio sulla Carrara medievale, quel periodo della nosta città sconosciuto ai più. Il volume, realizzato grazie all’impegno di Italia Nostra, della Fondazione CrC e del Comune, sarà presentato giovedì 17 gennaio 2013 alle 16,30 a Palazzo Binelli. Dopo il saluto delle autorità e del presidente della Fondazione Alberto Pincione, interverranno il presidente di Italia Nostra Mario Venutelli, i due storici locali Cesare Piccioli e Beniamino Gemignani, Franca Leverotti già ordinaria di Storia medievale all’Università di Milano-Bicocca.
UNA RICERCA eloquente che mette in risalto le peculiarità della nostra gente che già allora si contraddistingueva per una certa vivacità dialettale. Così Ricci tira fuori documenti che attestano liti per confini, «edificazioni abusive», contrasti di vicinanze, predisposizione alla lite già chiara più di mille anni fa. Si apre così il primo studio sulla Carrara medievale, quel periodo della nosta città sconosciuto ai più. Il volume, realizzato grazie all’impegno di Italia Nostra, della Fondazione CrC e del Comune, sarà presentato giovedì 17 gennaio 2013 alle 16,30 a Palazzo Binelli. Dopo il saluto delle autorità e del presidente della Fondazione Alberto Pincione, interverranno il presidente di Italia Nostra Mario Venutelli, i due storici locali Cesare Piccioli e Beniamino Gemignani, Franca Leverotti già ordinaria di Storia medievale all’Università di Milano-Bicocca.
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