È possibile leggere la Divina Commedia, o siamo ormai costretti a studiarla?
Dalla
scuola e dalle edizioni commentate si ricava l’impressione che il
capolavoro dantesco non possa essere inteso senza l’aiuto di un
robustissimo zoccolo di note erudite.
Senza
dubbio qualche aiuto è indispensabile per colmare la distanza che ci
separa da Dante. Ma è altrettanto indubbio che vi siano eccessi, nel
modo in cui viene presentato il testo di Dante – eccessi che spaventano
il potenziale lettore e che rivelano una sostanziale sfiducia nel testo
stesso. Come se le parole di Dante, anche laddove sono chiarissime, non
possano essere intese nel loro vero significato se non dagli studiosi,
dai filologi, dagli specialisti.
La
scommessa da cui nasce questo progetto è che, con pochi aiuti
essenziali, sia possibile tornare a leggere la Divina Commedia,
recuperando un rapporto più diretto con il testo e con la sua poesia ed
evitando l’impressione di avere a che fare con una serie infinita di
indovinelli privi di qualsiasi rapporto con la nostra esperienza reale.
Leggere,
beninteso, non significa fermarsi alla superficie, trascurando la
complessità dell’opera di Dante; tanto meno questo progetto vuol essere
un invito a ignorare i settecento anni di storia della lingua e delle
idee che sono trascorsi da quando Dante scriveva i suoi versi.
Tornare
a leggere Dante, significa invece, per esempio, non sostituire a
espressioni perfettamente comprensibili a tutti, come “andavam forte”,
la piatta parafrasi “camminavamo velocemente”. Significa non tradire
l’intenzione di Dante, forzando a un senso chiaro quanto il poeta voleva
che restasse oscuro, e proprio perciò inquietante, come il celebre
“Papè Satan, papè Satan aleppe”. Significa, infine, non anticipare ciò
che il testo non ha ancora spiegato, privando le parole della loro
carica emotiva: la “Caina” evocata da Francesca perde gran parte della
forza di suggestione che aveva per i primi lettori, e che dovrebbe
conservare per quelli di oggi, se ci viene subito detto che è una delle
zone in cui è diviso l’ultimo cerchio…
Nel
leggere la Divina Commedia, dal primo all’ultimo canto, Alberto
Cristofori proverà dunque a rimettersi nella condizione del lettore
ideale che Dante ha immaginato per il suo poema. Diciamo meglio: dei
lettori ideali che emergono nel corso dell’opera, col passaggio dalla
prima alla terza cantica.
Prossimo appuntamento martedì 9 aprile 2019 al Tempo Ritrovato Libri in Corso Garibaldi, 17 a Milano.
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