Sabato 21 settembre 2019 alle ore 17,30 presso la Libreria "L'Antico Portale" in vico Sant'Antonio 3 a Genova si tiene la presentazione dell'ultimo saggio di Marco Brando "L'imperatore nel suo labirinto. Usi, abusi e riusi del mito di Federico II di Svevia" (Tessere, 2019) presentato dall’autore insieme a Roberto Bisio, architetto e studioso di storia locale, che offre l'occasione per ricordare uno dei maggiori nemici della fiera Genova medievale e uno dei più celebri protagonisti di quell’epoca.
La lotta, nel XIII secolo, tra i genovesi e l'imperatore è stata tra le più dure del Medioevo. Ancor più dopo l'elezione come papa dell'acerrimo rivale dello Svevo, il ligure Sinibaldo Fieschi, col nome di Innocenzo IV. Cosicché, per festeggiare la dipartita dello Svevo, nel 1250 a Genova venne rielaborato lo stemma cittadino, inserendo tra gli artigli del Grifo l'aquila imperiale e la volpe di Pisa (alleata dell'imperatore), con il motto: "Gryphus ut has angit sic hostes Janua frangit" ("Così come il grifone li stringe, allo stesso modo Genova distrugge i nemici").
Otto secoli dopo il grande imperatore continua a essere molto citato: l'ultimo a farlo è stato, recentemente, il premier Giuseppe Conte, mentre spiegava le ragioni della fine del suo primo governo. Il libro di Brando racconta, tra passato e presente, in quale modo la figura del sovrano normanno-svevo sia ancora molto presente nell'immaginario della gente e nel dibattito pubblico. Tanto che - di fronte all'affetto manifestato dai meridionali (e al grandissimo amore dimostrato soprattutto dai pugliesi) - si incontra, in tono meno enfatico ma resistente, un senso di rivalsa da parte degli altri italiani (soprattutto in quel Nord che la retorica leghista fino a pochi anni fa chiamava Padania). Così come nei Paesi europei di cultura tedesca e in quelli arabi si continuano a fare i conti, in modi diversi, con la sua memoria.
Otto secoli dopo il grande imperatore continua a essere molto citato: l'ultimo a farlo è stato, recentemente, il premier Giuseppe Conte, mentre spiegava le ragioni della fine del suo primo governo. Il libro di Brando racconta, tra passato e presente, in quale modo la figura del sovrano normanno-svevo sia ancora molto presente nell'immaginario della gente e nel dibattito pubblico. Tanto che - di fronte all'affetto manifestato dai meridionali (e al grandissimo amore dimostrato soprattutto dai pugliesi) - si incontra, in tono meno enfatico ma resistente, un senso di rivalsa da parte degli altri italiani (soprattutto in quel Nord che la retorica leghista fino a pochi anni fa chiamava Padania). Così come nei Paesi europei di cultura tedesca e in quelli arabi si continuano a fare i conti, in modi diversi, con la sua memoria.
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