Il pomeriggio nel castello di Finalborgo sarà ricco di sorprese. I
visitatori, infatti, potranno entrare in un’atmosfera magica,
accompagnati da esperte guide in costume medievale che li porteranno
all’interno della fortezza, scortati da guardie. I visitatori potranno
incontrare damigelle impegnate nei loro ricami, mentre gli “Spadaccini
del Finale” e gli “Arcieri del Marchesato” si esibiranno in duelli di
spade e in tiri con l’arco. Ancora, i “Sonagli di Tagatam” e i “Focus
Magistri” si cimenteranno in musica medievale e spettacolari giochi di
fuoco.
Inoltre sarà possibile assaporare ricette dell’epoca: personaggi in
abiti da popolani offriranno una calda tisana speziata, realizzata
secondo antiche ricette tramandate, procedendo sino al momento
culminante del pomeriggio da cui la manifestazione stessa prende il
nome: il momento del dono del sacchetto di noci, il “Dinô da nùxe”,
offerto dal “Marchese Giovanni del Carretto” in una sala della torre del
castello dove i visitatori saranno ricevuti con tutti gli onori.
L’antica tradizione del ha un suo profondo significato che si conserva
e si rivive oggi a Finale grazie all’Associazione “Centro storico del
Finale”. Partendo da un breve resoconto storico, se nelle terre
anticamente governate da Genova, il Natale era festeggiato con
tradizioni che risalgono a un passato pagano come “ U Confôgü” (Il
Confuogo), nel Finalese, in avversità a tutto quello che era Genovese,
questa tradizione non veniva mai seguita. I Finalesi hanno sempre
celebrato in forma molto più familiare e privata il loro Confôgü: alla
vigilia di Natale, seguita la prima Messa, la famiglia si ritirava a
casa, dove le donne iniziavano a preparare il pranzo serale, culmine
della festa casalinga: si manteneva infatti il digiuno per l’arco
dell’intera giornata. Gli uomini, terminati i lavori più pesanti,
visitavano parenti ed amici augurando “Bun Dinô”, mentre i bambini
giravano per le contrade bussando alle porte e gridando “dinô da nùxe,
dinô da nùxe...”. Al grido ogni porta si apriva e in dono veniva offerta
frutta secca e, quando possibile, arance e mandarini. Una tradizione
che oggi Finale rivive con la magia e la dolcezza dei tempi antichi.
Nessun commento:
Posta un commento