Venerdì 13 ottobre 2017 alle ore 18,00 l’Associazione Italia Medievale e Urban Center sono lieti di invitarvi alla presentazione del libro “Bernardo Zenale
nella Cappella di Villa Simonetta” (Araba Fenice, 2016) di Giorgio
Fiorese che si terrà in Galleria Vittorio Emanuele II, 11/12, a Milano. Insieme all’autore interviene Graziano Alfredo Vergani (Università degli Studi di Macerata). Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Il libro si occupa della Cappella Simonetta, ma anche della Villa, e, soprattutto, dell’opera – architettonica e pittorica – di Bernardo Zenale in Cappella.
I lavori degli anni recenti non han potuto rimediare ai danni dei secoli e dell’Ultima Guerra. Cappella Simonetta è scampato fortunosamente alla distruzione. Elencandone le vicissitudini, si tenta di restituire – sia con le immagini, sia con la trattazione – l’originale splendore e la “presenza” di opere d’arte straordinarie. Ci si sforza di supplire allo scomparso.
Bernardo Zenale nato a Treviglio tra 1455 e 1460 e morto a Milano nel 1526, è figura centrale nell’ambiente artistico milanese di quegli anni, ma non solo di quelli; ha rapporti stretti e scambi con Leonardo e Bramante, Foppa e Bramantino, Cesariano, Luini e Bambaia.
Negli ultimi anni di vita è architetto del Duomo.
Le sue opere pittoriche sono diffuse in molti musei, italiani e non. Per Milano e dintorni, basti citare le pitture esposte a Brera, Bagatti Valsecchi e Poldi Pezzoli; gli affreschi dele Chiese di San Pietro in Gessate, di Santa Maria alle Grazie e della Certosa di Pavia; il Polittico di Treviglio.
Di Zenale pittore si è trattato molto negli ultimi decenni, ricostruendone la vita, con difficoltà, e l’opera pittorica. Negli ultimi decenni, dopo il contributo decisivo di Maria Luisa Ferrari alla composizione del suo Catalogo, non poche altre opere gli sono state attribuite. Purtroppo, sono molte le opere scomparse.
Al contrario, di Zenale architetto – in vita quasi altrettanto famoso che come pittore – si è trattato assai poco. L’interno della Cappella di Villa Simonetta è, ad oggi, l’unica sua opera di architettura conosciuta; vi è applicato lo stesso procedimento impiegato da Bramante in Santa Maria presso San Satiro e in casa Visconti-Panigarola, ovvero l’integrazione tra spazi finti e spazi reali. Però con una novità. Graziano Alfredo Vergani è docente di Storia dell’Arte Medievale all’Università degli Studi di Macerata.
Il libro si occupa della Cappella Simonetta, ma anche della Villa, e, soprattutto, dell’opera – architettonica e pittorica – di Bernardo Zenale in Cappella.
I lavori degli anni recenti non han potuto rimediare ai danni dei secoli e dell’Ultima Guerra. Cappella Simonetta è scampato fortunosamente alla distruzione. Elencandone le vicissitudini, si tenta di restituire – sia con le immagini, sia con la trattazione – l’originale splendore e la “presenza” di opere d’arte straordinarie. Ci si sforza di supplire allo scomparso.
Bernardo Zenale nato a Treviglio tra 1455 e 1460 e morto a Milano nel 1526, è figura centrale nell’ambiente artistico milanese di quegli anni, ma non solo di quelli; ha rapporti stretti e scambi con Leonardo e Bramante, Foppa e Bramantino, Cesariano, Luini e Bambaia.
Negli ultimi anni di vita è architetto del Duomo.
Le sue opere pittoriche sono diffuse in molti musei, italiani e non. Per Milano e dintorni, basti citare le pitture esposte a Brera, Bagatti Valsecchi e Poldi Pezzoli; gli affreschi dele Chiese di San Pietro in Gessate, di Santa Maria alle Grazie e della Certosa di Pavia; il Polittico di Treviglio.
Di Zenale pittore si è trattato molto negli ultimi decenni, ricostruendone la vita, con difficoltà, e l’opera pittorica. Negli ultimi decenni, dopo il contributo decisivo di Maria Luisa Ferrari alla composizione del suo Catalogo, non poche altre opere gli sono state attribuite. Purtroppo, sono molte le opere scomparse.
Al contrario, di Zenale architetto – in vita quasi altrettanto famoso che come pittore – si è trattato assai poco. L’interno della Cappella di Villa Simonetta è, ad oggi, l’unica sua opera di architettura conosciuta; vi è applicato lo stesso procedimento impiegato da Bramante in Santa Maria presso San Satiro e in casa Visconti-Panigarola, ovvero l’integrazione tra spazi finti e spazi reali. Però con una novità. Graziano Alfredo Vergani è docente di Storia dell’Arte Medievale all’Università degli Studi di Macerata.
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