Finalborgo (SV) rivivrà le magiche e antiche atmosfere medievali, domenica
4 gennaio 2015, con una manifestazione particolare che prenderà il via
dalle 15.00 presso Castel San Giovanni: si tratta del “Dinô da nùxe”,
una rievocazione in costume di un momento storico intenso ricostruito
partendo dalle antiche tradizioni, per una manifestazione a cura
dell’Associazione “Centro storico del Finale” e patrocinata dal Comune
di Finale Ligure.
Nel pomeriggio il castello di Finalborgo sarà ricco di sorprese. I
visitatori si troveranno in un’atmosfera magica, potranno incontrare
molti personaggi in costume medievale: guardie, prelati, mendicanti e
ciarlatani, potranno ammirare damigelle impegnate nei loro ricami o gli
“Spadaccini del Finale” e gli “Arcieri del Marchesato” mentre si
esibiscono in duelli di spade e in tiri con l’arco e ancora potranno
essere travolti dalla musica dei “Sonagli di Tagatam” e dagli
spettacolari giochi di fuoco dei “Focus Magistri”
Inoltre sarà possibile assaporare ricette dell’epoca: figuranti in
abiti da popolani offriranno una calda tisana speziata, realizzata
secondo antiche ricette tramandate, procedendo sino al momento
culminante del pomeriggio da cui la manifestazione stessa prende il
nome: il momento del dono del sacchetto di noci, il “Dinô da nùxe”,
offerto dal “Marchese Giovanni del Carretto” in una sala della torre del
castello dove i visitatori saranno ricevuti con tutti gli onori.
L’antica tradizione del “Dinô da nùxe” ha un suo profondo significato
che si conserva e si rivive oggi a Finale grazie all’Associazione
“Centro storico del Finale”. Partendo da un breve resoconto storico, se
nelle terre anticamente governate da Genova, il Natale era festeggiato
con tradizioni che risalgono a un passato pagano come “U Confôgü” (Il
Confuogo), nel Finalese, in avversità a tutto quello che era Genovese,
questa tradizione non veniva mai seguita. I Finalesi hanno sempre
celebrato in forma molto più familiare e privata il loro Confôgü: alla
vigilia di Natale, seguita la prima Messa, la famiglia si ritirava a
casa, dove le donne iniziavano a preparare il pranzo serale, culmine
della festa casalinga: si manteneva infatti il digiuno per l’arco
dell’intera giornata. Gli uomini, terminati i lavori più pesanti,
visitavano parenti ed amici augurando “Bun Dinô”, mentre i bambini
giravano per le contrade bussando alle porte e gridando “dinô da nùxe,
dinô da nùxe…”. Al grido ogni porta si apriva e in dono veniva offerta
frutta secca e, quando possibile, arance e mandarini. Una tradizione che
oggi Finale rivive con la magia e la dolcezza dei tempi antichi.