E’ancora una volta l’affascinante
mondo longobardo il protagonista indiscusso del libro “Sole Rosso” di
Grazie Maria Francese. La dottoressa autrice anche di “L’uomo dei Corvi”
e “Arduhinus”, entrambi ambientati in Italia, presenterà domenica
16 febbraio 2020 dalle ore 16,00 presso il Museo Archeologico Lomellino di Gambolò (PV) il
suo nuovo romanzo intitolato “Sole Rosso”.
Il testo della scrittrice classe ’55 si concentra sull’epopea della
conquista dell’Italia da parte dei Longobardi vista però attraverso gli
occhi di un’ingenua e curiosa ragazzina. Nata e cresciuta in un piccolo
paese del nord passo dopo passo si troverà coinvolta nella sanguinosa
lotta per il potere, fatta di battaglie, congiure e tradimenti. Una
volta diventata donna in un mondo dove solo gli uomini sembrano contare,
sempre in bilico tra il desiderio di vendetta e quello di abbandonarsi
ai propri sentimenti, dovrà imparare a farsi rispettare.
La scrittrice appassionata di storia dell’alto Medioevo italiano e
del Giappone feudale disegna in questo romanzo un perfetto affresco di
un’epoca misteriosa e affascinante mescolando con sapiente maestria
personaggi storici o di fantasia rendendoli comunque sempre credibili,
vivi e reali.
Il volume che la Francese presenterà domenica a Gambolò si inserisce
nella programmata trilogia “Langbardar”, di cui secondo e terzo volume
sono attualmente in fase di stesura.
Rassegna stampa quotidiana di news, eventi informazioni culturali in diretta dal Medioevo realizzata dall'Associazione Culturale Italia Medievale. Pagina con aggiornamento ad intervalli NON regolari. Non rientrante nella categoria della informazione periodica stabilita dalla Legge 7 marzo 2001, n. 62. Se desideri vedere il tuo evento segnalato in questo spazio scrivici una mail: info@italiamedievale.org
sabato 29 febbraio 2020
Torneo delle Terre di Rivus
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Ubicazione:
57039 Rio Nell'elba LI, Italia
venerdì 28 febbraio 2020
Warda Langobardorum
Sabato 29 febbraio 2020 vi aspettiamo al Castello Medievale di Guardia Sanframondi per la presentazione ufficiale del progetto WARDA LANGOBARDORUM: un momento per condividere con la comunità il lavoro di ricerca storica e culturale che i soci di Outside The Box stanno portando avanti esplorando il mondo delle rievocazioni storiche. Duelli e dimostrazioni con spada, scudi, lance ed arco storico non mancheranno, ed inoltre sarà l'occasione per chi vorrebbe unirsi a noi di incontrasi e di condividere idee e conoscenze per rinfoltire i ranghi della nostra armata e rifondare glorioso Ducato Longobardo di Benevento.
Warda Langobardorum è un gruppo informale di rievocazione storica formatosi all’interno dell’Associazione Outside The Box, in seguito allo Scambio Giovani - Erasmus+ “World Peace Too” e alle collaborazioni con l’Associazione Benevento Longobarda.
Warda Langobardorum è un gruppo informale di rievocazione storica formatosi all’interno dell’Associazione Outside The Box, in seguito allo Scambio Giovani - Erasmus+ “World Peace Too” e alle collaborazioni con l’Associazione Benevento Longobarda.
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lunedì 24 febbraio 2020
"Certamen 1246" presentazione a Lugano
Mercoledì 26 febbraio 2020 al cinema Iride (Quartiere Maghetti a Lugano) Giovanni Casella Piazza presenterà il suo romanzo storico-psicologico "Certamen 1246", che ci porterà nel Medioevo dell’imperatore Federico II di Hohenstaufen e in anni successivi alla sua morte.
L’evento avrà inizio alle ore 18.30. Interverranno l’Autore; Livia Fasola, gia docente di Storia dell’Europa medioevale all’Università di Pisa; Sergio Roic, scrittore e critico letterario. Antonio Pelli leggerà alcuni brani del romanzo.
Como, A.D. 1268. Il notaio Aielli fa visita all'abate Ariberto, portando
con sé un plico misterioso e uno studente di legge, Zirìolo, protetto
del patriarca di Aquileia. Il giovane, su ordine di questi, sarà ospite
del monastero e potrà conoscere i fatti avvenuti lì molti anni prima,
durante l'aspra contesa tra il soglio pontificio romano e Federico II di
Svevia e sui quali era stato imposto il vincolo del silenzio. La
sparizione di due giovani monaci prima, e di Zirìolo poi, aprirà le
ricerche del notaio Aielli: grazie al ritrovamento dei diari di viaggio
del giovane studente, il notaio scoprirà nell'abate un personaggio
complesso e fuori dal comune, costretto presto a fare i conti con un
passato insospettabile e tormentato.
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Ubicazione:
Quartiere Maghetti, 6900 Lugano, Svizzera
domenica 23 febbraio 2020
"Nell'anno del Signore 1343" presentazione a Montorio al Vomano (TE)
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sabato 22 febbraio 2020
venerdì 21 febbraio 2020
"Il grande racconto delle crociate" presentazione a MIlano"
Sabato 22 febbraio 2020 alle ore 16,00 l’Associazione Italia Medievale è lieta di invitarvi nella Sala Conferenze del Civico Museo Archeologico di Milano (Ingresso da Via Nirone, 7) per la presentazione del saggio “Il grande racconto delle crociate” di Franco Cardini e Antonio Musarra (Il Mulino, 2019). Intervengono Antonio Musarra e Giuseppe Ligato. Ingresso libero.
All’inizio ci sono i pellegrini, i crucesignati diretti a Gerusalemme che recano cucita o ricamata sulla spalla, sul petto, o sulla bisaccia, una croce. La crociata è stata iter, peregrinatio, passagium: spedizione militare, viaggio religioso, itinerario marittimo. Se ai tempi della prima spedizione (1096-99) la volontà di liberare dall’occupazione musulmana le terre in cui era vissuto Gesù si accompagnò a un grande fervore religioso, in seguito altri fattori decisivi motivarono le campagne militari in Terrasanta. Per le repubbliche marinare, la possibilità di ottenere il controllo strategico di rotte e porti mediterranei; per il papato, di aumentare il proprio prestigio; per i sovrani laici, di liberarsi di folle insofferenti e aristocratici riottosi; senza contare il desiderio di avventura, molto sentito nella società feudale, e il richiamo dei tesori d’oriente. Fede, interesse economico, attrazione per l’ignoto spingono dunque l’Europa cristiana in Oltremare. Più tardi la crociata diventerà lotta all’eresia, strumento di controllo politico, atto di difesa dell’antemurale balcanico e mediterraneo-orientale contro le offensive ottomane, custodia maris contro i corsari barbareschi, impegno di cristianizzazione del Nuovo Mondo. Un potente affresco che tesse in un’ampia narrazione una storia della crociata che, come idea e fatto, giunge fino ai giorni nostri.
Antonio Musarrra insegna Storia medievale alla Sapienza Università di Roma. Con il Mulino ha pubblicato «Genova e il mare nel Medioevo» (2015), «Acri 1291. La caduta degli stati crociati» (2017), «Il crepuscolo della crociata» (2018).
Giuseppe Ligato (Milano 1959) si occupa di storia delle crociate e dei pellegrinaggi in Terra Santa; le sue ricerche toccano anche alcuni settori di ricerca contigui, come per esempio gli Ordini monastico-cavallereschi, le reliquie, la storia degli italiani in Terra Santa, la diplomazia del papato e delle varie monarchie, le tecniche di guerra, la presenza francescana sulle rive orientali del Mediterraneo e gli aspetti letterari di queste particolari relazioni con l’Oriente (poesia epica, predicazione e propaganda della crociata, controversie sulla legittimità e l’opportunità della medesima). Fa parte della Society for the Study of the Crusades and the Latin East, collabora con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e ha partecipato ad alcune delle missioni archeologiche dell’Università di Firenze per la tutela dei castelli crociati in Giordania. Tra le sue pubblicazioni più recenti, “Fortezze crociate. La storia avventurosa dei grandi costruttori medievali, dai Templari ai Cavalieri teutonici” (2016, edizioni Terra Santa) e, edito da CISAM, la raccolta di studi inediti “Oriens pugnat!. Aspetti del movimento crociato”.
All’inizio ci sono i pellegrini, i crucesignati diretti a Gerusalemme che recano cucita o ricamata sulla spalla, sul petto, o sulla bisaccia, una croce. La crociata è stata iter, peregrinatio, passagium: spedizione militare, viaggio religioso, itinerario marittimo. Se ai tempi della prima spedizione (1096-99) la volontà di liberare dall’occupazione musulmana le terre in cui era vissuto Gesù si accompagnò a un grande fervore religioso, in seguito altri fattori decisivi motivarono le campagne militari in Terrasanta. Per le repubbliche marinare, la possibilità di ottenere il controllo strategico di rotte e porti mediterranei; per il papato, di aumentare il proprio prestigio; per i sovrani laici, di liberarsi di folle insofferenti e aristocratici riottosi; senza contare il desiderio di avventura, molto sentito nella società feudale, e il richiamo dei tesori d’oriente. Fede, interesse economico, attrazione per l’ignoto spingono dunque l’Europa cristiana in Oltremare. Più tardi la crociata diventerà lotta all’eresia, strumento di controllo politico, atto di difesa dell’antemurale balcanico e mediterraneo-orientale contro le offensive ottomane, custodia maris contro i corsari barbareschi, impegno di cristianizzazione del Nuovo Mondo. Un potente affresco che tesse in un’ampia narrazione una storia della crociata che, come idea e fatto, giunge fino ai giorni nostri.
Antonio Musarrra insegna Storia medievale alla Sapienza Università di Roma. Con il Mulino ha pubblicato «Genova e il mare nel Medioevo» (2015), «Acri 1291. La caduta degli stati crociati» (2017), «Il crepuscolo della crociata» (2018).
Giuseppe Ligato (Milano 1959) si occupa di storia delle crociate e dei pellegrinaggi in Terra Santa; le sue ricerche toccano anche alcuni settori di ricerca contigui, come per esempio gli Ordini monastico-cavallereschi, le reliquie, la storia degli italiani in Terra Santa, la diplomazia del papato e delle varie monarchie, le tecniche di guerra, la presenza francescana sulle rive orientali del Mediterraneo e gli aspetti letterari di queste particolari relazioni con l’Oriente (poesia epica, predicazione e propaganda della crociata, controversie sulla legittimità e l’opportunità della medesima). Fa parte della Society for the Study of the Crusades and the Latin East, collabora con lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e ha partecipato ad alcune delle missioni archeologiche dell’Università di Firenze per la tutela dei castelli crociati in Giordania. Tra le sue pubblicazioni più recenti, “Fortezze crociate. La storia avventurosa dei grandi costruttori medievali, dai Templari ai Cavalieri teutonici” (2016, edizioni Terra Santa) e, edito da CISAM, la raccolta di studi inediti “Oriens pugnat!. Aspetti del movimento crociato”.
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Via Nirone, 7, 20123 Milano MI, Italia
giovedì 20 febbraio 2020
Assedi ai castelli medievali con riferimenti al castello di Borzano
Si intitola “Assedi ai castelli medievali con riferimenti al castello
di Borzano” l’incontro conclusivo dei tre organizzati dal Gruppo Archeologico Albinetano P. Magnani e dalla Biblioteca Comunale “Pablo
Neruda”, con il patrocinio di Comune e Pro Loco. L’appuntamento sarà
giovedì 20 febbraio 2020, alle ore 21,00 nella sala civica di via Morandi 9 a Albinea (RE).
Il relatore dell’incontro sarà Massimo
Righini, che approfondirà quali fossero le armi e le tecniche ossidonali
in uso tra il XIV ed il XVI secolo, periodo di attività del Castello di
Borzano. Proprio le vicende storiche di questo luogo, e dei territori
circostanti, permetteranno di sviluppare un racconto dedicato
all’evoluzione delle tecniche poliorcetiche messe in uso nell’arco di
alcuni secoli. Durante la serata verranno descritte le varie macchine da
guerra impiegate dagli assedianti e dai difensori di rocche e castelli,
l’impiego del fuoco e di altri artifizi incendiari, l’evoluzione
dell’artiglieria a polvere nera (dalle bombarde medievali fino alla
comparsa della moderna artiglieria d’assedio), le tecniche per indurre
il nemico alla resa, l’impiego di agenti chimici e batteriologici,
l’evoluzione delle armi e degli equipaggiamenti di soldati e cavalieri e
molto altro. Un racconto figurato, ricco di immagini e ricostruzioni,
per divulgare la storia e l’evoluzione dei castelli tra medioevo e
rinascimento.
Massimo Righini ha pubblicato diversi saggi ed è
relatore di numerose conferenze dedicate ad argomenti di storia
militare, oplologia e castellologia. Da anni è consulente del programma
“Ulisse. Il piacere della scoperta” di Alberto Angela, per il quale è
stato anche autore di una puntata dedicata ai castelli medievali. È
Ispettore Onorario del Mibac per le armi aventi interesse storico e
artistico ed è membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli.
Ubicazione:
Via Morandi, 9, 42020 Albinea RE, Italia
mercoledì 19 febbraio 2020
Carnevale al Castello di Santa Severa
Per maggiori informazioni e programma completo clicca qui !
martedì 18 febbraio 2020
"Ranverso e la Sacra" conferenza a Cuneo
Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso |
Giovedì 20 febbraio 2020 alle ore 15,30 al cinema Monviso di Cuneo si terrà la
conferenza dell'UniTre di Cuneo dal titolo "Ranverso e la Sacra.
Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso e Abbazia di S. Michele della
Chiusa".
Sacra di San Michele (l'Arcangelo), o più
propriamente l'Abbazia di San Michele della Chiusa e
Precettoria di Ranverso: entrambe situate su una delle maggiori
arterie di comunicazione di pellegrinaggio ma anche di transito delle
merci, sono state da sempre luogo di spiritualità ma soprattutto luogo
di accoglienza e di riparo per i molti pellegrini e viandanti che
affollavano la via del Moncenisio, oggi riconosciuta come uno dei tratti
della via Francigena che collegava la devozione europea con la terra
santa. La Sacra di San Michele, oggi monumento faro della Regione
Piemonte, vanta un storia di qualche secolo più antica rispetto alla
Precettoria e domina la bassa valle di Susa in quel punto di "strettura"
naturale della valle che già al tempo di Carlo Magno i Longobardi
avevano fortificato per meglio gestirne il passaggio. I padri Antoniani
vennero inviati in Valle Susa per volere di Umberto III dietro
richiesta della moglie Beatrice per accogliere ma soprattutto curare i
molti pellegrini o semplici infermi che allora tentavano di fuggire dal
fuoco sacro (che di molto si differenzia dal fuoco di Sant'Antonio che
tutti conosciamo e per la cura del quale ancora oggi spesso si invoca
il Santo) o ergotismo che fu una delle piaghe del medioevo, causato dal
consumo di cibi avariati e contaminati dall'ergot.
Presenterà l’argomento Simona Brao: è
una dei titolari di Artemista (società di servizi per il turismo) e,
pur continuando a svolgere attività di guida turistica, primo e vero
amore, è anche referente e coordinatrice dei servizi aggiuntivi del
personale di accoglienza, biglietteria e visita guidata della Palazzina
di caccia di Stupinigi e della Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso.
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Ubicazione:
Via XX Settembre, 14, 12100 Cuneo CN, Italia
lunedì 17 febbraio 2020
domenica 16 febbraio 2020
I Longobardi al Museo Archeologico Lomellino
Ubicazione:
Via Castello, 27025 Gambolò PV, Italia
sabato 15 febbraio 2020
"L'imperatore nel suo labirinto" presentazione a Voghera
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venerdì 14 febbraio 2020
giovedì 13 febbraio 2020
Gavardo medievale tra enigmi e meraviglie
Venerdì 14 febbraio 2020 alle ore 20,30 presso il Museo Archeologico di Gavardo (BS) conferenza di Enrico Giustacchini su "Gavardo medievale tra enigmi e meraviglie". Ingresso libero.
Nell’anno 1238, Albertano da Brescia, giudice, scrittore e diplomatico di chiara fama, era di stanza a Gavardo, in qualità di comandante di guarnigione, inviato dalle autorità cittadine con l’intento di difendere il presidio dall’esercito dell’imperatore Federico II.
Che cosa sappiamo della Gavardo di quel tempo, delle vicende che l’hanno coinvolta, del suo tessuto urbano, della vita quotidiana dei suoi abitanti?
Enrico Giustacchini, giornalista e romanziere, autore del ciclo di gialli storici il cui protagonista è proprio il giudice Albertano, ci racconta, a colloquio con il direttore del MAVS Marco Baioni curiosità ed enigmi di una sorprendente e misconosciuta Gavardo medievale.
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mercoledì 12 febbraio 2020
"Certamen 1246" presentazione a Como
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martedì 11 febbraio 2020
"Piccole erranze sensoriali tra manoscritti e libri antichi" a Udine
Mercoledì 12 febbraio 2020, alle ore 18.00, per il ciclo “Dialoghi in
Biblioteca” organizzati dalla Biblioteca Civica "V. Joppi" di Udine nella Sala Corgnali,
sarà presentato il libro La sensualità del libro. Piccole erranze
sensoriali tra manoscritti e libri antichi, di Angelo Floramo, edito lo
scorso anno a Portogruaro da Ediciclo editore. Dialogherà con l'autore,
Romano Vecchiet, Direttore della Biblioteca Civica.
Le antiche carte e le pergamene svelano i loro segreti a coloro che ne sanno cogliere i sussurrati enigmi. In questo libro, l'autore compie un'erranza in alcune tra le più importanti biblioteche di conservazione europee inseguendo il gusto erotizzante del profumo che promana da carte e inchiostri. Accarezza le pagine antiche, sfiora le costole dei libri, ne racconta le avventurose vicende disegnando itinerari capaci di ebbrezze infinite in luoghi unici e speciali che da secoli conservano i loro preziosi tesori.
Angelo Floramo (Udine 1966) ha compiuto i suoi studi all'Università di Trieste laureandosi con una tesi in filologia latina medievale. Attualmente insegna al liceo Magrini Marchetti di Gemona. Dal 2012 collabora con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico per la sezione antica. Tra i suoi libri, Balkan Circus (2013), Guarneriana segreta (2015), L'Osteria dei passi perduti (2017) e La veglia di Ljuba (2018).
Le antiche carte e le pergamene svelano i loro segreti a coloro che ne sanno cogliere i sussurrati enigmi. In questo libro, l'autore compie un'erranza in alcune tra le più importanti biblioteche di conservazione europee inseguendo il gusto erotizzante del profumo che promana da carte e inchiostri. Accarezza le pagine antiche, sfiora le costole dei libri, ne racconta le avventurose vicende disegnando itinerari capaci di ebbrezze infinite in luoghi unici e speciali che da secoli conservano i loro preziosi tesori.
Angelo Floramo (Udine 1966) ha compiuto i suoi studi all'Università di Trieste laureandosi con una tesi in filologia latina medievale. Attualmente insegna al liceo Magrini Marchetti di Gemona. Dal 2012 collabora con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico per la sezione antica. Tra i suoi libri, Balkan Circus (2013), Guarneriana segreta (2015), L'Osteria dei passi perduti (2017) e La veglia di Ljuba (2018).
Ubicazione:
Via Bartolini, 5, 33100 Udine UD, Italia
lunedì 10 febbraio 2020
"Siena e i suoi personaggi nei secoli" presentazione a Siena
Martedì 11 febbraio 2020 alle ore 17,30, nella
Sala storica della Biblioteca Comunale degli Intronati (via della
Sapienza, 5 a Siena), un nuovo appuntamento, a ingresso libero, con il libro di
Roberto Cresti “Siena e i suoi personaggi nei secoli – vol. III” (Pacini, 2019).
A presentare l’opera lo storico Mario Ascheri, profondo conoscitore
della situazione politico-istituzionale della Siena di quel periodo,
Raffaele Ascheri, Presidente della Biblioteca comunale degli Intronati e
lo stesso autore.
Dopo i primi due volumi, pubblicati nel
2017 e nel 2018 sempre dalla Pacini Editore, dove si ripercorrevano le
vicende storiche senesi dalle origini fino al XIII secolo, in questo
terzo lavoro Cresti prosegue il percorso approfondendo l’arco temporale
compreso tra il Duecento e la metà del Quattrocento.
Il libro si apre con un capitolo dedicato
a una delle personalità senesi più conosciute, Provenzano Salvani, del
quale viene proposto un quadro biografico e un’interpretazione del suo
agire politico-diplomatico piuttosto innovativo, e al governo dei Nove
Governatori, che rimase in carica fino al 1355.
A seguire un argomento estremamente
intrigante e di norma poco dibattuto dalla storiografia tradizionale,
quale la vita religiosa cittadina sempre tra il XIII e il XIV secolo,
approfondendo tematiche come il rapporto tra le istituzioni
ecclesiastiche e quelle civili, le principali festività della Chiesa
medievale senese, in particolare quella dell’Assunta, e le figure più
significative che rappresentarono questo mondo, come il domenicano
Ambrogio Sansedoni.
In conclusione, l’ultimo capitolo ci accompagna nel Quattrocento
senese, focalizzando l’attenzione sulla figura di Antonio Petrucci,
cugino del padre di Pandolfo, futuro signore della città, uomo politico,
condottiero, letterato, che segnò grandemente le vicende della prima
metà del secolo.
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Siena
Ubicazione:
Via della Sapienza, 5, 53100 Siena SI, Italia
domenica 9 febbraio 2020
Non solo pellegrini…I luoghi dell’ospitalità e del commercio
Domenica 9 febbraio 2020 alle ore 16,00 si terrà il terzo appuntamento con
l’iniziativa dedicata al tema “In viaggio sulla via Francigena.
Devozione, avventura, emozione” che si tiene nella Sala delle Assemblee della Fondazione Carivit a Viterbo.
Elisabetta De Minicis,
professoressa dell’università degli Studi della Tuscia di Viterbo, terrà
la conferenza dal titolo “Non solo pellegrini…I luoghi dell’ospitalità e
del commercio”.
La via Francigena appare tra XII e XIII
secolo una delle strade più frequentate della nostra penisola e non solo
come “cammino” del pellegrino verso Roma e verso il “sacro sepolcro” ma
come importante via di commercio e di scambio culturale.
Questi
secoli del medioevo sono caratterizzati da un momento di grande
floridezza economica dove soprattutto la nuova classe mercantile, ormai
presente anche negli organi di governo, determina importanti
innovazioni. Il pellegrinaggio è diventato un fenomeno di ampia portata
dove all’uomo di fede si affiancano i mercanti, gli artisti, i poeti.
Nelle città si moltiplicano i luoghi dell’ospitalità, ma anche le
botteghe che nascono lungo “il percorso”, o meglio dire “i percorsi”,
della via Francigena e nelle piazze, dotate spesso di fontane. Nelle
campagne le grandi abbazie, già di fondazione altomedievale, accolgono i
pellegrini ma, non di rado, diventano anche luoghi dove si svolgono
importanti fiere periodiche. I flussi del pellegrinaggio diventano,
dunque, un importante “indotto” che lascia le sue tracce nella
trasformazione di città e campagne.
Al termine il concerto del duo Niglos composto da Fiore Benigni, organetto, e Fabio Porroni, violino.
Gli
appuntamenti in programma sono coordinati da Elisabetta De Minicis,
professore associato in archeologia medievale all’università degli studi
della Tuscia, mentre i momenti musicali sono curati da Franco Carlo
Ricci.
L’ingresso è libero, fino a esaurimento dei posti disponibili.
L’ingresso è libero, fino a esaurimento dei posti disponibili.
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sabato 8 febbraio 2020
Nuove prospettive di ricerca sulla chiesa di San Francesco di Cortona
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Ubicazione:
52044 Cortona AR, Italia
venerdì 7 febbraio 2020
Conferenza sulla Podesteria della Spezia
Venerdì 7 febbraio 2020 alle ore 17,00 si terrà la seconda conferenza del ciclo
Raccontami Spezia, al Museo Civico Etnografico ‘Giovanni Podenzana’.
Enrica Salvatori, professore associato dell’Università di Pisa e
presidente della Società Storica Spezzina, ripercorrerà un momento
fondamentale della storia spezzina.
La storia medievale della Spezia è
poco nota e anche poco studiata, complice la scarsità delle attestazioni
documentarie e materiali. Tuttavia un momento chiave per la città fu,
nel 1343, la sua elevazione a podesteria e conseguente separazione dal
distretto di Carpena a cui si sarebbe ricongiunta qualche decennio più
tardi (1371) mantenendo il ruolo di capoluogo. Durante l’incontro,
Salvatori cercherà di mettere in luce quali condizioni e vicende abbiano
favorito il cambio di consegne e quale significato possa aver rivestito
il passaggio per gli abitanti.
Enrica Salvatori (La Spezia 1963) è professore associato di storia medievale all'Università di Pisa. Insegna Storia Pubblica Digitale nel corso di laurea magistrale di Informatica Umanistica, è direttrice del Laboratorio di Cultura Digitale (http://labcd.humnet.unipi.it/); opera nel direttivo dell’Associazione Italiana per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale e dell’Associazione Italiana per la Public History; è presidente della Società Storica Spezzina. Ha unito le competenze scientifiche con l'attività di giornalista pubblicista (dal 1988 al 1998) lavorando su diverse testate giornalistiche, collaborando a due programmi RAI (Terzo Pianeta e Metropoli) e fondando nel 2006 Historycast, il primo podcast indipendente in Italia dedicato alla storia. In quanto medievista ha concentrato gli studi sulla circolazione mediterranea medievale, sull’evoluzione del comune tra Italia e Provenza e sulla storia della Lunigiana.
Enrica Salvatori (La Spezia 1963) è professore associato di storia medievale all'Università di Pisa. Insegna Storia Pubblica Digitale nel corso di laurea magistrale di Informatica Umanistica, è direttrice del Laboratorio di Cultura Digitale (http://labcd.humnet.unipi.it/); opera nel direttivo dell’Associazione Italiana per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale e dell’Associazione Italiana per la Public History; è presidente della Società Storica Spezzina. Ha unito le competenze scientifiche con l'attività di giornalista pubblicista (dal 1988 al 1998) lavorando su diverse testate giornalistiche, collaborando a due programmi RAI (Terzo Pianeta e Metropoli) e fondando nel 2006 Historycast, il primo podcast indipendente in Italia dedicato alla storia. In quanto medievista ha concentrato gli studi sulla circolazione mediterranea medievale, sull’evoluzione del comune tra Italia e Provenza e sulla storia della Lunigiana.
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giovedì 6 febbraio 2020
Il bestiario dell'aldilà. Gli animali nella Commedia di Dante
Nell'ambito di "FORLÌDANTE. Tòta la Cumégia" VI Edizione,
l’Associazione Culturale Direzione 21 in collaborazione con il Comune di
Forlì, presenta la conferenza studio con Giuseppe Ledda "Il bestiario
dell'aldilà. Gli animali nella Commedia di Dante". L'incontro, che vale
come formazione docenti per le scuole primarie e secondarie, si terrà
giovedì 6 febbraio 2020 alle ore 17.30 a Palazzo Romagnoli, via Cesare Albicini, 12, Forlì. Ingresso libero.
Una tra le presenze più sorprendenti nel poema dantesco è quella
degli animali. Si tratta di una presenza continua e variatissima, che si
esprime soprattutto nelle similitudini. Si va dalle tre similitudini
ornitologiche usate in Inferno V per le anime dei lussuriosi (storni,
gru e colombe) fino alle api cui sono paragonati gli angeli nell’Empireo
(Paradiso XXXI), passando attraverso decine di altre occorrenze. Per
fare pochi esempi e dare un’idea della ricchezza del fenomeno, si può
pensare all’affollarsi delle similitudini animali nei canti infernali
dei barattieri (Inf. XXI-XXII): delfini, ranocchi, rane, lontre, anatre, falchi).
Tuttavia non bisogna pensare che la similitudine animale svolga
esclusivamente una funzione di degradazione bestiale nei confronti dei
dannati. Altrimenti come potremmo spiegare le numerose immagini animali
che Dante usa per gli spiriti del Purgatorio? Eppure nella seconda cantica incontriamo colombi, pecore, leoni, buoi, sparvieri, e così via, sino alle formiche, alle gru e ai pesci cui sono paragonate le anime dei lussuriosi nell'ultima cornice.
E perfino nel Paradiso i movimenti e gli atteggiamenti dei beati sono continuamente illustrati attraverso similitudini animali: pesci, bachi da seta, falchi, pole (un tipo di cornacchie)... Nel cielo di Giove, poi, le anime dei giusti formano la figura di un’aquila, i cui gesti sono ulteriormente paragonati a quelli di altri uccelli: falco, cicogna, allodola. E nella terza cantica non manca neppure un selettivo ma eloquente bestiario di Beatrice, paragonata a un’aquila che fissa gli occhi nel sole e un uccello che desidera nutrire i figli nel nido.
Per l’interpretazione di queste immagini dantesche bisogna sempre tenere presente che nella cultura medievale era presente una vasta letteratura naturalistica e zoologica, rappresentata soprattutto dai bestiari e dalle compilazioni enciclopediche, dove si raccoglievano le caratteristiche dell’animale (aspetto, abitudini, comportamento), non distinguendo tra dati reali e immaginari, e si offriva poi un’interpretazione simbolica, morale, allegorica dei dati naturalistici. L’uomo medievale aveva a disposizione una ricca biblioteca zoologica, un thesaurus ampio e diversificato di animali biblici, simbolici, allegorici, moralizzati, esemplari, scientifici, poetici, i quali non potevano non popolare la sua memoria e il suo immaginario, e condizionare il suo modo di guardare e interpretare anche gli animali osservati nella realtà.
Così, quando nel poema dantesco si incontrano similitudini animali, bisogna prestare particolare attenzione, perché non si tratta di semplici quadretti naturalistici nei quali spicca lo spirito di osservazione del poeta e trova espressione il suo realismo, come una lunga tradizione critica ha sostenuto. In esse agiscono sempre complesse strategie di costruzione del significato, attraverso l’attivazione dei significati simbolici che agli animali erano attribuiti nell'esegesi biblica, nei bestiari e nelle enciclopedie, ma anche tramite allusioni alla presenza degli animali in altri testi poetici antichi e medievali.
E perfino nel Paradiso i movimenti e gli atteggiamenti dei beati sono continuamente illustrati attraverso similitudini animali: pesci, bachi da seta, falchi, pole (un tipo di cornacchie)... Nel cielo di Giove, poi, le anime dei giusti formano la figura di un’aquila, i cui gesti sono ulteriormente paragonati a quelli di altri uccelli: falco, cicogna, allodola. E nella terza cantica non manca neppure un selettivo ma eloquente bestiario di Beatrice, paragonata a un’aquila che fissa gli occhi nel sole e un uccello che desidera nutrire i figli nel nido.
Per l’interpretazione di queste immagini dantesche bisogna sempre tenere presente che nella cultura medievale era presente una vasta letteratura naturalistica e zoologica, rappresentata soprattutto dai bestiari e dalle compilazioni enciclopediche, dove si raccoglievano le caratteristiche dell’animale (aspetto, abitudini, comportamento), non distinguendo tra dati reali e immaginari, e si offriva poi un’interpretazione simbolica, morale, allegorica dei dati naturalistici. L’uomo medievale aveva a disposizione una ricca biblioteca zoologica, un thesaurus ampio e diversificato di animali biblici, simbolici, allegorici, moralizzati, esemplari, scientifici, poetici, i quali non potevano non popolare la sua memoria e il suo immaginario, e condizionare il suo modo di guardare e interpretare anche gli animali osservati nella realtà.
Così, quando nel poema dantesco si incontrano similitudini animali, bisogna prestare particolare attenzione, perché non si tratta di semplici quadretti naturalistici nei quali spicca lo spirito di osservazione del poeta e trova espressione il suo realismo, come una lunga tradizione critica ha sostenuto. In esse agiscono sempre complesse strategie di costruzione del significato, attraverso l’attivazione dei significati simbolici che agli animali erano attribuiti nell'esegesi biblica, nei bestiari e nelle enciclopedie, ma anche tramite allusioni alla presenza degli animali in altri testi poetici antichi e medievali.
Giuseppe Ledda ha conseguito la Laurea in Filosofia
all’Università di Firenze, la Laurea in Lettere Classiche all’Università
di Bologna e il Dottorato in Scienze Letterarie all’Università di
Pavia. Dal 2000 insegna a vario titolo all’Università di Bologna, dove è
attualmente professore associato di Letteratura italiana e tiene gli
insegnamenti di Letteratura italiana, Letteratura e critica dantesca,
Letteratura e filologia dantesca.
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mercoledì 5 febbraio 2020
"Genova e Bisanzio nel XII secolo" presentazione a Genova
Giovedì 6 febbraio 2020 alle ore 17,30 alla Biblioteca Civica Berio a Genova, presentazione del libro "Genova e Bisanzio nel XII secolo. Affari, famiglie, crociate, intrighi" di Remo Viazzi, (De Ferrari, 2019).
Alla metà del XII secolo il Mediterraneo è in fermento, l’equilibrio politico precario, e i clan familiari genovesi che hanno interessi sparsi su tutto il bacino del Mediterraneo e commerci con l’Oriente cercano accordi con il trono di Bisanzio.
L’alternarsi delle vicende, l’intreccio della politica, il fitto andirivieni dei navigli genovesi raccontano questa storia, avvincente come un romanzo d’avventura.
Saranno presenti oltre all’autore Gabriella Airaldi e Massimiliano Macconi.
Alla metà del XII secolo il Mediterraneo è in fermento, l’equilibrio politico precario, e i clan familiari genovesi che hanno interessi sparsi su tutto il bacino del Mediterraneo e commerci con l’Oriente cercano accordi con il trono di Bisanzio.
L’alternarsi delle vicende, l’intreccio della politica, il fitto andirivieni dei navigli genovesi raccontano questa storia, avvincente come un romanzo d’avventura.
Saranno presenti oltre all’autore Gabriella Airaldi e Massimiliano Macconi.
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Via del Seminario, 16, 16121 Genova GE, Italia
martedì 4 febbraio 2020
"Ildebrandino dei conti Guidi, vescovo di Arezzo"
Ildebrandino dei conti Guidi |
Secondo appuntamento del ciclo di conferenze “I Vescovi della Diocesi
di Arezzo”, organizzato dalla Società storica in collaborazione con la
Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e il patrocinio del Comune di
Arezzo. Martedì 4 febbraio 2020, alle ore 17,30 all’auditorium Aldo Ducci di
via Cesalpino, Gian Paolo Scharf parlerà di Ildebrandino dei conti
Guidi, vescovo di Arezzo dal 1289 al 1312.
La figura di Ildebrandino è stata un po’ negletta dagli studi per via
della contiguità con altri due episcopati molto celebri, quelli di
Guglielmino Ubertini e di Guido Tarlati. Nella realtà fu un presule
piuttosto importante e alla sua opera si devono alcuni eventi molto
noti. Giunto all’episcopato dal ruolo di canonico della Cattedrale,
dovette mettere ordine in una città provata dalla sconfitta di
Campaldino e destreggiarsi nel caos politico che vide il confronto fra
Uguccione della Faggiola ed i Tarlati. Doveva la sua elezione al papa,
che dimostrò la sua fiducia nominandolo subito rettore della Romagna.
Dopo l’incarico, tornò nella sua diocesi, cercando di mettere pace e di
impedire l’instaurazione di una signoria personale di Uguccione. Il suo
maggior successo gli venne alla fine del presulato, con la pace di
Civitella del 1311, che poneva temporaneamente fine alle discordie
cittadine. Ciò gli valse il conferimento della signoria della città, da
parte del Comune riconoscente. Ma anche l’imperatore, con il quale aveva
già avuto contatti, volle premiare la sua opera pacificatoria
conferendogli il vicariato su Arezzo.
Nato a Bergamo nel 1968. Laureato in Storia medievale nel 1997 presso
l’Università di Milano, Gian Paolo Scharf ha conseguito il dottorato in Storia nel
2002 presso l’Università di Perugia. Dal 1994 fa ricerca in Storia
medievale, con particolare preferenza per la storia istituzionale basso
medievale. Ha al suo attivo un centinaio pubblicazioni. Dal 2007
collabora stabilmente con il Centro sulle Storie Locali dell’Università
dell’Insubria con la qualifica di tecnico scientifico.
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Ubicazione:
Via Andrea Cesalpino, 52100 Arezzo AR, Italia
lunedì 3 febbraio 2020
"Templari. La Trilogia", presentazione a Napoli
La trilogia «Templari» di Elena Fontanella si presenta nella Sala Rari
della Biblioteca Nazionale di Napoli martedì 4 febbraio 2020 alle ore 16.30.
Intervengono con
l’autrice: Francesco Mercurio, Direttore della Biblioteca, Nicola
Barbatelli, Storico dell’arte, Benedetto Migliaccio, Presidente Accademia
Filangieri/Della Porta. Coordina l’incontro Francesco Maria Del Vigo,
Vicedirettore de Il Giornale.
Avvolti dalle tenebre del medioevo, da
leggende, eresie,da arcani misteri ed esoterismo, dei cavalieri della
Milizia Cristiana, che fece la sua comparsa in terra santa 19 gennaio
1120, quando un gruppo di nobili cavalieri guidati da Ugo de Payns
decise di offrire la propria spada al servizio del re e del patriarca
per la difesa dei pellegrini e del Sepolcro di Cristo, si sa in realtà
ben poco. La trilogia di saggi firmata da Elena Fontanella,
un’iniziativa del quotidiano Il Giornale, si prefigge di dirimere la
realtà storica e dalla fantasia creativa che ha ispirato tanta
produzione letteraria e si propone di esporre in modo compiuto e
organico quel che effettivamente sappiamo su questi leggendari
cavalieri, da tutti conosciuti come Templari.
La Fontanella ricostruisce la leggenda
dei poveri soldati di Cristo al Tempio di Gerusalemme, addentrandosi
nella gran quantità di semiverità storiche, di documenti autentici
scarsamente conosciuti e studiati, di documenti falsi di cui si nutre il
retroterra di massa ricca di curiosità ed ignoranza.
“Lo scritto di Elena Fontanella non è soltanto espositivo ma, - afferma Franco Cardini nella prefazione - con
misura e prudenza, anche interpretativo, quindi critico. Non si limita a
esporre con onestà quel che con qualche certezza sappiamo sull’Ordine
del Tempio, ma ne propone anche una contestualizzazione storicosimbolica
e storicosociologica.“
Elena Fontanella,
archeologa, docente, saggista, giornalista. Project manager e curatrice
di progetti culturali. Svolge attività accademica per il Dipartimento di
Studi Medioevali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Collabora con le pagine culturali de il Giornale.
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domenica 2 febbraio 2020
Visita guidata alla Basilica di San Clemente
Domenica 2 febbraio 2020 dalle ore 15,00 alle 17,00 visita guidata alla Basilica di San Clemente e ai suoi sotterranei a cura di Paola di Silvio.
Appuntamento ore 14.50 in Piazza di San Clemente ( a pochi passi dal Colosseo).
Per prenotare chiamare o inviare un messaggio (SMS o whatsapp) al 3333380505, oppure inviare una email all'indirizzo disilviopaola@yahoo.it, specificando l'evento a cui si intende partecipare, nome e cognome, numero dei partecipanti e lasciando un numero di telefono per eventuali comunicazioni.
Per prenotare chiamare o inviare un messaggio (SMS o whatsapp) al 3333380505, oppure inviare una email all'indirizzo disilviopaola@yahoo.it, specificando l'evento a cui si intende partecipare, nome e cognome, numero dei partecipanti e lasciando un numero di telefono per eventuali comunicazioni.
Tra le meraviglie della Roma sotterranea, la Basilica di San Clemente rappresenta assolutamente uno dei luoghi più straordinari, antichi e importanti di tutta la città. Visitare la basilica vuol dire infatti intraprendere un vero e proprio viaggio in verticale, per andare alla scoperta della lunga storia della città, osservando il suo continuo evolversi e mutare durante il corso dei secoli. Non lontano dal Colosseo, all'inizio del IV secolo, fu qui eretto un antico titulus dedicato a San Clemente, il terzo papa della storia della Chiesa. Clemente visse ai tempi dell'imperatore Traiano: condannato all'esilio in Crimea e ai lavori forzati in miniera, intraprese una vera e propria attività missionaria tra i soldati e i compagni di prigionia, fatto che gli costò la condanna a morte. Il nostro viaggio in verticale inizierà dal livello superiore, a cui corrisponde l'ultimo edificio voluto da papa Pasquale II, nei primi anni del 1100 e in parte modificato successivamente durante il pontificato di Clemente XI per opera di Carlo Fontana, con tipico gusto barocco, pur mantenendo ben visibile il suo aspetto originario. Straordinari sono infatti i mosaici dell'abside con il Paradiso e l'Apocalisse, la Schola Cantorum già presente nella basilica di IV secolo e la Cappella di Santa Caterina, affrescata da Masolino da Panicale nel XV secolo. Ma è scendendo nei sotterranei che è possibile ammirare tutto lo splendore delle fasi più antiche di questo importante luogo. Lungo le pareti della Basilica di IV secolo potremmo ammirare gli affreschi (IX e XI secc.) che documentano l'ultima fase di vita del contesto paleocristiano, prima del suo interramento per la costruzione della Basilica superiore.
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sabato 1 febbraio 2020
Presentazione di “Tommaso d’Aquino. De ente et essentia” a Napoli
Sabato 1 febbraio 2020, alle ore 12,00 il Complesso monumentale di San Domenico
Maggiore (Aula San Tommaso D’Aquino), in Vico San Domenico 18, a Napoli ospiterà
la presentazione di “Tommaso d’Aquino. De ente et essentia”, una
selezione di brani e commenti a cura di Massimiliano Crocco. La scelta
del luogo non è casuale: il librò sarà, infatti, presentato nell’aula
che vide il grande filosofo e teologo insegnare teologia ai suoi
studenti napoletani, e contribuire così alla formazione del pensiero di
tanti giovani. Con questa pubblicazione, Rogiosi Editore inaugura la
collana “Parthenologos”, un nuovo percorso della casa editrice legato
all’universo filosofico, in particolare ai filosofi partenopei o che in
terra di Partenope si sono formati. Sabato mattina, insieme al curatore,
interverranno Luigi Imperato, dottore di ricerca in Filosofia moderna e
contemporanea, e Giovanna Callegari, dottore di ricerca in Gender
studies. Modera l’incontro la giornalista Rosanna Borzillo.
Il testo curato da Massimiliano Crocco presenta una selezione di brani tratti dal “De ente et essentia” di Tommaso d’Aquino – uno dei più grandi pensatori dell’età medievale – con relativo commento. Si parte da un breve racconto dei primi anni napoletani dell’Aquinate, gli anni giovanili, quelli della sua formazione, nei quali – come per ogni adolescente – per lui «Napoli fu maturità e conflitto», come ipotizza il curatore. Ecco, quindi, le esperienze fatte durante la permanenza nel complesso conventuale di San Domenico Maggiore, lo studio della teologia nella neonata università fondata da Federico II – che ancora oggi porta il suo nome –, la scelta di entrare a far parte dell’ordine domenicano, anch’esso di recente costituzione. Il testo entra nel vivo con la presentazione dei passi scelti del “De ente et essentia” – nella traduzione dal latino di Pasquale Porro – in un percorso attraverso il quale il curatore sceglie di analizzare la costellazione iniziale delle ‘immagini concettuali’ che Tommaso aveva davanti a sé, soffermandosi in particolare su quanto concerne il mondo dell’uomo e delle esperienze sensibili. La spiegazione tomista degli enti reali e degli enti logici, e quella delle essenze, viene analizzata e commentata da Massimiliano Crocco in un linguaggio che al rigore filosofico unisce una grande ricchezza di esempi ‘visivi’, consentendogli – come scrive nella prefazione Luigi Imperato – «di riappropriarsi empaticamente non solo dei pensieri, ma persino dei vissuti del suo autore». Ne emerge una visione nuova e affascinante del pensiero e della figura di Tommaso d’Aquino.
Massimiliano Crocco è nato a Napoli, dove vive da sempre, ed è visceralmente innamorato della sua città. Laureato in Filosofia con una tesi dal titolo “Fenomenologia dell’empatia in Edith Stein”, ha dedicato alla filosofa tedesca lo studio “Nella fenomenologia. Edith Stein e il mondo della vita”, pubblicato sul numero 70 della rivista “Segni e comprensione”, promossa dal Dipartimento di Filosofia e Scienze sociali dell’Università del Salento in collaborazione con il Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche.
Il testo curato da Massimiliano Crocco presenta una selezione di brani tratti dal “De ente et essentia” di Tommaso d’Aquino – uno dei più grandi pensatori dell’età medievale – con relativo commento. Si parte da un breve racconto dei primi anni napoletani dell’Aquinate, gli anni giovanili, quelli della sua formazione, nei quali – come per ogni adolescente – per lui «Napoli fu maturità e conflitto», come ipotizza il curatore. Ecco, quindi, le esperienze fatte durante la permanenza nel complesso conventuale di San Domenico Maggiore, lo studio della teologia nella neonata università fondata da Federico II – che ancora oggi porta il suo nome –, la scelta di entrare a far parte dell’ordine domenicano, anch’esso di recente costituzione. Il testo entra nel vivo con la presentazione dei passi scelti del “De ente et essentia” – nella traduzione dal latino di Pasquale Porro – in un percorso attraverso il quale il curatore sceglie di analizzare la costellazione iniziale delle ‘immagini concettuali’ che Tommaso aveva davanti a sé, soffermandosi in particolare su quanto concerne il mondo dell’uomo e delle esperienze sensibili. La spiegazione tomista degli enti reali e degli enti logici, e quella delle essenze, viene analizzata e commentata da Massimiliano Crocco in un linguaggio che al rigore filosofico unisce una grande ricchezza di esempi ‘visivi’, consentendogli – come scrive nella prefazione Luigi Imperato – «di riappropriarsi empaticamente non solo dei pensieri, ma persino dei vissuti del suo autore». Ne emerge una visione nuova e affascinante del pensiero e della figura di Tommaso d’Aquino.
Massimiliano Crocco è nato a Napoli, dove vive da sempre, ed è visceralmente innamorato della sua città. Laureato in Filosofia con una tesi dal titolo “Fenomenologia dell’empatia in Edith Stein”, ha dedicato alla filosofa tedesca lo studio “Nella fenomenologia. Edith Stein e il mondo della vita”, pubblicato sul numero 70 della rivista “Segni e comprensione”, promossa dal Dipartimento di Filosofia e Scienze sociali dell’Università del Salento in collaborazione con il Centro Italiano di Ricerche Fenomenologiche.
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