Venerdì 2 ottobre 2015, alle ore 18.00, presso l’Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele II, 11/12 a Milano, l’Associazione Culturale Italia Medievale in collaborazione con Urban Center Milano, è lieta di invitarvi alla presentazione dell’ultimo saggio di Nicola Bergamo “Irene, Imperatore di Bisanzio”
(Jouvence, 2015). Intervengono l’autore, l’editore e il prof. Paolo
Cesaretti (Docente di Storia Romana e Civiltà Bizantina all’Università
di Bergamo). Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Descrivere la vita di una Santa non è
cosa semplice: se da un lato ci si scontra con l’importanza che essa
ricopre per la cultura cristiana, dall’altro si possono scoprire degli
aneddoti interessanti che alle volte possono rivelarsi addirittura
atroci. Se, oltre queste basilari difficoltà nel descrivere più
correttamente possibile gli avvenimenti storici di quel periodo,
sussistono altri fattori dirompenti, come nel caso dell’iconoclastia, il
panorama storico risulta essere ancora più complesso rendendo la
costruzione della biografia sempre più ardua ma ancor più affascinante.
Irene, come Olga di Kiev, era una donna di potere e, per questo motivo, fece di tutto per mantenerlo e per amministrarlo secondo i propri principi. Eppure, quando era stata scelta appena quindicenne dai messi imperiali a causa della sua straordinaria bellezza e la sua indubbia fede, mostrava poca vivacità e una naturale timidezza, celando, a quanto pare, la superbia sotto il suo sguardo tenebroso. Quando Irene accettò senza alcun rimpianto il matrimonio con Leone, figlio del “terribile” Costantino V l’iconomaco e distruttore delle immagini, mostrò al mondo intero quanto fosse felice e che quello era il destino che tanto aveva bramato e sognato. Il matrimonio con Leone fu felice e appena nove mesi dopo ebbe il primo figlio che fu battezzato Costantino, come il nonno, e tutta la famiglia imperiale assistette al lieto evento. Nonostante la maternità man mano che i giorni passavano all’interno del palazzo imperiale, Irene si dedicava ad apprendere, ascoltare, curiosare; si preparava, insomma, al giorno in cui sarebbe divenuta imperatrice. Dopo qualche anno i rapporti con il marito si guastarono per sempre, sembra a causa della scoperta fatta da Leone di alcune icone sotto il cuscino di Irene. L’iconoclastia non ammetteva alcuna immagine sacra e per questo, la donna, seppur non ripudiata, venne relegata nei suoi appartamenti. Il fato volle che alla morte di Costantino V, seguisse anche quella del figlio, dopo un regno di appena cinque anni. Irene si trovò così sola al potere come reggente di un bambino giovanissimo.
Le minacce arabe, bulgare e slave non impressionarono la nuova sovrana. Ella si mosse con una incredibile leggiadria tra gli intricati meandri del potere imperiale e smantellò progressivamente l’immensa macchina burocratica costruita dal suocero, quindi iconoclasta, a favore di uomini ed eunuchi fidati, senza che questo pregiudicasse i successi in battaglia. Nel guidare il governo non dimostrò alcuna pietà, anzi, quando qualche sottoposto tentava di ribellarsi veniva duramente punito, come nel caso di Elpidio in Sicilia. Il suo volere più intimo, però, era il recupero del culto delle immagini sacre e questo le riuscì solamente nel 787 dopo un gravoso fallimento avvenuto qualche anno prima. La Chiesa orientale tornò in comunione con tutte le altre e per questo motivo Irene divenne Santa.
Poco si conosce dell’aspetto materno di Irene che nelle fonti primarie è quasi del tutto assente. Si conosce però un tentativo fatto dall’Imperatrice affinché suo figlio sposasse Rotrude, la figlia di Carlo Magno, per allargare così le relazioni internazionali e portare l’Impero nuovamente tra le grandi potenze del Mediterraneo, ma il progetto naufragò per vari motivi. Alcuni studiosi hanno postulato un improbabile matrimonio tra lo stesso Carlo ed Irene, che facesse così riunire quello che un tempo era stato diviso. Nulla di questo si concretizzò e i primi dissidi tra Irene e Costantino nacquero proprio per la scelta della futura sposa. L’imperatrice premeva affinché si scegliesse la futura consorte con il sistema del concorso di bellezza mentre il figlio si era invece follemente innamorato di una bellissima nobildonna. Il rifiuto di Irene a questa unione portò Costantino alla totale emancipazione dalla pesante invadenza materna. L’Imperatrice mostrò tutta la sua rabbia facendo imprigionare i cospiratori che volevano il figlio come unico capo ma in seguito, dopo aver capito che erano in maggioranza, si fece incredibilmente da parte lasciandolo solo al potere. Tuttavia questa situazione non perdurò e quando Irene fu in grado di ritornare sul trono di Bisanzio ordinò la morte del figlio Costantino. La sua influenza a corte era così vasta e temuta che nessuno osò ribellarsi. Irene si appellò “Basileus ton Rhomaion”, ossia Imperatore dei Romani, e fu la prima donna nel mondo medievale mediterraneo a farlo. Ora era pronta per governare da sola.
Nonostante le premesse il suo governo non si dimostrò all’altezza e tutti i suoi fidi compagni e amici si dileguarono velocemente lasciandola sola al comando. Bastò una forte crisi economica generata, tra l’altro, da maldestre riforme economiche volute dalla stessa Irene, per destabilizzare tutto il sistema consolidato in anni di governo. Irene fu costretta a prendere gli abiti monacali e a ritirarsi presso l’isola dei principi dove trovò la morte qualche anno dopo.
Irene, come Olga di Kiev, era una donna di potere e, per questo motivo, fece di tutto per mantenerlo e per amministrarlo secondo i propri principi. Eppure, quando era stata scelta appena quindicenne dai messi imperiali a causa della sua straordinaria bellezza e la sua indubbia fede, mostrava poca vivacità e una naturale timidezza, celando, a quanto pare, la superbia sotto il suo sguardo tenebroso. Quando Irene accettò senza alcun rimpianto il matrimonio con Leone, figlio del “terribile” Costantino V l’iconomaco e distruttore delle immagini, mostrò al mondo intero quanto fosse felice e che quello era il destino che tanto aveva bramato e sognato. Il matrimonio con Leone fu felice e appena nove mesi dopo ebbe il primo figlio che fu battezzato Costantino, come il nonno, e tutta la famiglia imperiale assistette al lieto evento. Nonostante la maternità man mano che i giorni passavano all’interno del palazzo imperiale, Irene si dedicava ad apprendere, ascoltare, curiosare; si preparava, insomma, al giorno in cui sarebbe divenuta imperatrice. Dopo qualche anno i rapporti con il marito si guastarono per sempre, sembra a causa della scoperta fatta da Leone di alcune icone sotto il cuscino di Irene. L’iconoclastia non ammetteva alcuna immagine sacra e per questo, la donna, seppur non ripudiata, venne relegata nei suoi appartamenti. Il fato volle che alla morte di Costantino V, seguisse anche quella del figlio, dopo un regno di appena cinque anni. Irene si trovò così sola al potere come reggente di un bambino giovanissimo.
Le minacce arabe, bulgare e slave non impressionarono la nuova sovrana. Ella si mosse con una incredibile leggiadria tra gli intricati meandri del potere imperiale e smantellò progressivamente l’immensa macchina burocratica costruita dal suocero, quindi iconoclasta, a favore di uomini ed eunuchi fidati, senza che questo pregiudicasse i successi in battaglia. Nel guidare il governo non dimostrò alcuna pietà, anzi, quando qualche sottoposto tentava di ribellarsi veniva duramente punito, come nel caso di Elpidio in Sicilia. Il suo volere più intimo, però, era il recupero del culto delle immagini sacre e questo le riuscì solamente nel 787 dopo un gravoso fallimento avvenuto qualche anno prima. La Chiesa orientale tornò in comunione con tutte le altre e per questo motivo Irene divenne Santa.
Poco si conosce dell’aspetto materno di Irene che nelle fonti primarie è quasi del tutto assente. Si conosce però un tentativo fatto dall’Imperatrice affinché suo figlio sposasse Rotrude, la figlia di Carlo Magno, per allargare così le relazioni internazionali e portare l’Impero nuovamente tra le grandi potenze del Mediterraneo, ma il progetto naufragò per vari motivi. Alcuni studiosi hanno postulato un improbabile matrimonio tra lo stesso Carlo ed Irene, che facesse così riunire quello che un tempo era stato diviso. Nulla di questo si concretizzò e i primi dissidi tra Irene e Costantino nacquero proprio per la scelta della futura sposa. L’imperatrice premeva affinché si scegliesse la futura consorte con il sistema del concorso di bellezza mentre il figlio si era invece follemente innamorato di una bellissima nobildonna. Il rifiuto di Irene a questa unione portò Costantino alla totale emancipazione dalla pesante invadenza materna. L’Imperatrice mostrò tutta la sua rabbia facendo imprigionare i cospiratori che volevano il figlio come unico capo ma in seguito, dopo aver capito che erano in maggioranza, si fece incredibilmente da parte lasciandolo solo al potere. Tuttavia questa situazione non perdurò e quando Irene fu in grado di ritornare sul trono di Bisanzio ordinò la morte del figlio Costantino. La sua influenza a corte era così vasta e temuta che nessuno osò ribellarsi. Irene si appellò “Basileus ton Rhomaion”, ossia Imperatore dei Romani, e fu la prima donna nel mondo medievale mediterraneo a farlo. Ora era pronta per governare da sola.
Nonostante le premesse il suo governo non si dimostrò all’altezza e tutti i suoi fidi compagni e amici si dileguarono velocemente lasciandola sola al comando. Bastò una forte crisi economica generata, tra l’altro, da maldestre riforme economiche volute dalla stessa Irene, per destabilizzare tutto il sistema consolidato in anni di governo. Irene fu costretta a prendere gli abiti monacali e a ritirarsi presso l’isola dei principi dove trovò la morte qualche anno dopo.
Nicola Bergamo è nato
a Venezia il 1 agosto 1977, si è laureato in storia con il massimo dei
voti all’Università Cà Foscari, ha ottenuto un Master of Arts in
Byzantines Studies alla Queen’s University Belfast con encomio. E’ stato
junior-visiting fellow presso l’University of Notre Dame (Indiana, USA)
e Fordham University (NY, USA). E’ fondatore e direttore di Porphyra,
rivista accademica internazionale sugli studi bizantini. Ha pubblicato
Costantino V, Imperatore di Bisanzio (Il Cerchio, 2007),I Longobardi
(LEG, 2012) e Irene, Imperatore di Bisanzio (Jouvence 2015). Collabora
con riviste storiche italiane ed internazionali. Attualmente è
dottorando presso l’EHESS di Parigi.
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