Toponimi antichi ancora usati oppure desueti: sappiamo tutti dove fosse il Brandale, in molti meno abbiamo sentito parlare di Baiola e porta Buellaria, due importanti luoghi centrali di Savona. E dell’importanza del Monticello è rimasta solo la vaga eco in un luogo piuttosto isolato del centro cittadino.
Non parliamo del Priamàr, uno dei toponimi più considerati di
Savona, ma in realtà piuttosto comune (almeno cinque sono i luoghi che
si chiamano così nel raggio di pochi chilometri), recente (solo cinque
secoli di vita) e neppure molto interessante, almeno dal punto di vista
etimologico. O del nome del nostro maggiore corso d’acqua, il Letimbro, invenzione di letterati dell’Arcadia, pochi secoli or sono. Nomi antichi, forse almeno millenari, sono invece Sette Monti, Scaria, Monte, Quintane, Fossalvaria di cui analizzeremo le sorprendenti storie che sottintendono.
Esistono sospetti toponimi romani a Savona? e longobardi? Riconoscerli
ci aiuta a riscrivere la nostra storia, almeno sospettarli può
indirizzare comunque nuove ricerche. La prima parte della
conferenza-seminario di Furio Ciciliot, Savona medievale, toponomastica, parte I (la piana del Letimbro)
– in cui si esamineranno soprattutto i quartieri del Centro,
Oltreletimbro, Ranco, Valloria, Villetta e Villapiana – illustrerà
problemi storici che vale la pena avere presenti per conoscere meglio il
territorio, ricordando che i toponimi sono una delle nostre più
importanti ricchezze culturali.
La prima divulgazione parte della ricerca inedita sulla toponomastica
medievale di Savona, basata su oltre 3.500 documenti anteriori al 1215 si tiene venerdì 12 gennaio 2018, alle ore 17.30, nel
Salone di Storia Patria, dedicato alla Città e dintorni immediati.
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