Il festival Dedica 2020,
nella sua edizione on-line che già tante soddisfazioni sta riservando,
con i lusinghieri dati di partecipazione registrati nella prima
giornata, prosegue con la presentazione dell’ultimo libro di
Hisham Matar, “Un punto di approdo” (Einaudi).
Un appuntamento particolarmente atteso, che nell’idea originaria del festival e nella sua consueta collocazione di marzo era uno dei più importanti, visto che sarebbe stata la prima presentazione italiana del nuovo lavoro dell’autore.
Un appuntamento particolarmente atteso, che nell’idea originaria del festival e nella sua consueta collocazione di marzo era uno dei più importanti, visto che sarebbe stata la prima presentazione italiana del nuovo lavoro dell’autore.
Lunedì
23 novemvre 2020, dalle ore 21,00 sul canale You Tube e il profilo Facebook Dedica Festival
sarà disponibile la conversazione registrata fra Hisham Matar, collegato
dalla sua casa di Londra e il critico d’arte Fulvio Dell’Agnese, nel
convento San Francesco di Pordenone. Un’ora fitta in cui il premio
Pulitzer racconterà “Un punto di approdo” (questo il titolo del libro)
incontro con la città di Siena e i maestri della pittura medievale, una
delle sue grandi passioni (il titolo originale è infatti “A month in
Siena”, 2020).
Il primo folgorante incontro di Hisham Matar ( che è fra l’altro laureato in architettura) con la pittura della Scuola senese risale ai suoi giorni da studente a Londra, poco dopo che il padre era sparito nelle prigioni di Gheddafi senza piú fare ritorno. Venticinque anni piú tardi, in cerca di rigenerazione e quiete, Hisham Matar parte per la città che di quella tradizione artistica fu la culla. Il suo viaggio a Siena dura trenta giorni, durante i quali le visite quotidiane alle opere di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti e gli altri si alternano a lunghe passeggiate senza meta. I vicoli e le piazze della città sono membra di un «organismo vivente» dove un incontro fortuito scatena un ricordo, un’architettura rimanda a un dipinto, nel tracimare continuo di un’esperienza nell’altra che restituisce una visione, compiuta e commovente, del rapporto fra l’arte e la condizione umana.
Il primo folgorante incontro di Hisham Matar ( che è fra l’altro laureato in architettura) con la pittura della Scuola senese risale ai suoi giorni da studente a Londra, poco dopo che il padre era sparito nelle prigioni di Gheddafi senza piú fare ritorno. Venticinque anni piú tardi, in cerca di rigenerazione e quiete, Hisham Matar parte per la città che di quella tradizione artistica fu la culla. Il suo viaggio a Siena dura trenta giorni, durante i quali le visite quotidiane alle opere di Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti e gli altri si alternano a lunghe passeggiate senza meta. I vicoli e le piazze della città sono membra di un «organismo vivente» dove un incontro fortuito scatena un ricordo, un’architettura rimanda a un dipinto, nel tracimare continuo di un’esperienza nell’altra che restituisce una visione, compiuta e commovente, del rapporto fra l’arte e la condizione umana.
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