A partire dal libro di Noemi Ghetti “L’ombra di Cavalcanti e Dante”
(L’Asino d’oro edizioni) sulle vicende dei due grandi toscani del
Duecento, rivive a Matera un’immaginaria “tenzone” tra i poeti arabi di
Sicilia, le rime d’amore dei poeti della corte di Federico II e il Dolce
Stilnovo. Nell'occasione si alterneranno letture e musica con Nabil
Salameh di Radiodervish e con l’arpa di Giuliana De Donno. L’evento si
terrà a Palazzo Lanfranchi in Piazzetta Giovanni Pascoli, giovedì 31 maggio 2012 (ore 18.30). A presentare
il volume con l’autrice sarà Catia Caponero, componente del direttivo
dell’Associazione Città Plurale, sponsor dell’evento con Libreria
dell’Arco e con Women’s Fiction Festival.
Noemi Ghetti, studiosa e scrittrice, nel suo saggio propone con il ritmo di un’inchiesta, attraverso i due grandi poeti del Duecento, amici e rivali, una ricerca sulla poesia d'amore dei Siciliani e degli Stilnovisti, sulle tracce delle origini della lingua italiana. La duplice sfida, linguistica e filosofica, narrata in tutte le sue tappe, si tramuterà in scontro mortale sui fondamenti del pensiero classico e cristiano.
Da un lato, quindi, Guido Cavalcanti, l’ultimo e più sensibile interprete di un’idea totalmente laica e carnale dell’amore, sulle orme dei poeti che alla corte di Federico II, sulle suggestioni dalla lirica araba, diedero origine in Sicilia alla nostra letteratura. Dall’altro, Dante Alighieri, del quale Cavalcanti era stato maestro e “primo amico”.
Noemi Ghetti, studiosa e scrittrice, nel suo saggio propone con il ritmo di un’inchiesta, attraverso i due grandi poeti del Duecento, amici e rivali, una ricerca sulla poesia d'amore dei Siciliani e degli Stilnovisti, sulle tracce delle origini della lingua italiana. La duplice sfida, linguistica e filosofica, narrata in tutte le sue tappe, si tramuterà in scontro mortale sui fondamenti del pensiero classico e cristiano.
Da un lato, quindi, Guido Cavalcanti, l’ultimo e più sensibile interprete di un’idea totalmente laica e carnale dell’amore, sulle orme dei poeti che alla corte di Federico II, sulle suggestioni dalla lirica araba, diedero origine in Sicilia alla nostra letteratura. Dall’altro, Dante Alighieri, del quale Cavalcanti era stato maestro e “primo amico”.
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