Sarà il Prof. Errico Cuozzo dell’Università Suor Orsola Benincasa
di Napoli a presiedere la tavola rotonda promossa dal CESN (Centro Europeo di Studi Normanni), patrocinata dal Comune di Ariano Irpino (AV), intitolata
“Roccheforti d’Irpinia”, prevista per martedì 27
agosto 2013, alle ore 18.00, presso la Sala convegni del Castello Normanno di
Ariano Irpino, mentre il Prof. Giovanni Coppola, esperto di
castelli ed architettura medievale introdurrà e modererà i lavori.
Dunque sarà la storia, e più precisamente il racconto delle origini e dell’importanza dei castelli medievali, a tenere a battesimo un’iniziativa che però intende avere importanti “risvolti pratici ed amministrativi”. Infatti, l’obiettivo perseguito dall’incontro è la costituzione di una vera e propria “rete” tra i castelli dell’alta Irpinia, ovvero la formazione di un circuito progettuale ad hoc capace di proporsi quale motore di una nuova politica di sviluppo locale. Intanto cresce il numero di Comuni che intende aderire all'iniziativa: Ariano Irpino, Bisaccia, Gesualdo, Grottaminarda, Montecalvo, Monteverde, Sant’Angelo dei Lombardi, Rocca San Felice, Savignano e Zungoli.
“Si tratta - spiega il Direttore del Museo della Civiltà Normanna di Ariano Irpino, Giuseppe Mastrominico - di un’area che gli studi di settore ancora oggi indicano come “zona in crisi”, nonostante le enormi potenzialità di crescita e di sviluppo. Difatti, le indagini promosse dai singoli Comuni sui propri territori e riflesse nei piani regolatori generali, come anche gli studi socio-economici avviati da Istituzioni politiche ed ecclesiastiche, restituiscono dati pressoché uniformi: calo demografico, aumento della disoccupazione e del disagio giovanile, progressivo abbandono dei centri storici, emigrazione verso aree di maggiore sviluppo, diminuzione delle attività agricole classiche, scomparsa delle attività artigianali locali. Bisogna tenere in considerazione, inoltre, che un livello approssimativo ed insufficiente di conoscenza dei beni storico-culturali ed ambientali di notevole valore presenti sul territorio viene spesso annoverato tra i principali fattori di “degrado”, per cui pare sia diventato indispensabile che le politiche di sviluppo locale si accompagnino ad un’intelligente attività di ricerca e di divulgazione scientifica”. Di qui, dunque, l’idea di mettere a confronto professionisti ed amministratori sui modelli di recupero e gestione degli antichi castelli che ritrovano nel medioevo longobardo e normanno una radice comune, affinché gli stessi possano tornare ad essere “avamposti felici”, serbatoi da cui attingere energie, idee e propositi per l’avvenire.
“Il nostro Castello Normanno - spiega l'Assessore alla Cultura del Comune di Ariano, Manfredi D'Amato - sta divenendo sempre più il fulcro delle attività culturali della Città, grazie al Museo della Civiltà Normanna e alla sala delle Armi 'Mario Troso', che può vantare migliaia di visite annuali, e grazie alla disponibilità della Sala convegni che, soprattutto nel periodo estivo ospita, quasi quotidianamente, attività variegate quali concerti di musica classica, convegni, workshop, mostre d'arte, degustazione enogastronomiche, attività didattiche e persino matrimoni. Ma non basta. Si tratta di visite 'mordi e fuggi', l'obiettivo, invece, deve essere quello di attirare un turismo stanziale e questo lo si può fare unendo le forze tra i Comuni , facendo rete e aumentando la comunicazione”.
Dunque sarà la storia, e più precisamente il racconto delle origini e dell’importanza dei castelli medievali, a tenere a battesimo un’iniziativa che però intende avere importanti “risvolti pratici ed amministrativi”. Infatti, l’obiettivo perseguito dall’incontro è la costituzione di una vera e propria “rete” tra i castelli dell’alta Irpinia, ovvero la formazione di un circuito progettuale ad hoc capace di proporsi quale motore di una nuova politica di sviluppo locale. Intanto cresce il numero di Comuni che intende aderire all'iniziativa: Ariano Irpino, Bisaccia, Gesualdo, Grottaminarda, Montecalvo, Monteverde, Sant’Angelo dei Lombardi, Rocca San Felice, Savignano e Zungoli.
“Si tratta - spiega il Direttore del Museo della Civiltà Normanna di Ariano Irpino, Giuseppe Mastrominico - di un’area che gli studi di settore ancora oggi indicano come “zona in crisi”, nonostante le enormi potenzialità di crescita e di sviluppo. Difatti, le indagini promosse dai singoli Comuni sui propri territori e riflesse nei piani regolatori generali, come anche gli studi socio-economici avviati da Istituzioni politiche ed ecclesiastiche, restituiscono dati pressoché uniformi: calo demografico, aumento della disoccupazione e del disagio giovanile, progressivo abbandono dei centri storici, emigrazione verso aree di maggiore sviluppo, diminuzione delle attività agricole classiche, scomparsa delle attività artigianali locali. Bisogna tenere in considerazione, inoltre, che un livello approssimativo ed insufficiente di conoscenza dei beni storico-culturali ed ambientali di notevole valore presenti sul territorio viene spesso annoverato tra i principali fattori di “degrado”, per cui pare sia diventato indispensabile che le politiche di sviluppo locale si accompagnino ad un’intelligente attività di ricerca e di divulgazione scientifica”. Di qui, dunque, l’idea di mettere a confronto professionisti ed amministratori sui modelli di recupero e gestione degli antichi castelli che ritrovano nel medioevo longobardo e normanno una radice comune, affinché gli stessi possano tornare ad essere “avamposti felici”, serbatoi da cui attingere energie, idee e propositi per l’avvenire.
“Il nostro Castello Normanno - spiega l'Assessore alla Cultura del Comune di Ariano, Manfredi D'Amato - sta divenendo sempre più il fulcro delle attività culturali della Città, grazie al Museo della Civiltà Normanna e alla sala delle Armi 'Mario Troso', che può vantare migliaia di visite annuali, e grazie alla disponibilità della Sala convegni che, soprattutto nel periodo estivo ospita, quasi quotidianamente, attività variegate quali concerti di musica classica, convegni, workshop, mostre d'arte, degustazione enogastronomiche, attività didattiche e persino matrimoni. Ma non basta. Si tratta di visite 'mordi e fuggi', l'obiettivo, invece, deve essere quello di attirare un turismo stanziale e questo lo si può fare unendo le forze tra i Comuni , facendo rete e aumentando la comunicazione”.
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