mercoledì 20 novembre 2013

Donne, madonne, mercanti e cavalieri di Barbero a Novara

Alessandro Barbero, docente di Storia medievale all’Università del Piemonte orientale, facoltà di Lettere di Vercelli, storico molto conosciuto e apprezzato, autore di saggi e volumi di grande successo, tra cui “Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo” (vincitore del Premio Strega 1996), sarà a Novara martedì 26 novembre 2013, ospite della libreria Lazzarelli in Via Fratelli Rosselli, 45.
Barbero, conosciuto anche al pubblico televisivo (collabora con Piero Angela in SuperQuark), sarà in città dalle 18,00 per presentare il saggio “Donne, madonne, mercanti e cavalieri" (Laterza, 2013). Chi erano, come pensavano, come vedevano il mondo uomini e donne del Medioevo? Sei destini unici che descrivono un’epoca, visti da vicino vicino, come mai li abbiamo conosciuti.
Fra’ Salimbene da Parma, il francescano che ha conosciuto papi e imperatori, vescovi e predicatori, e su ognuno ha da raccontare aneddoti, maldicenze e pettegolezzi; Dino Compagni, il mercante di Firenze che ha vissuto in prima persona i sussulti politici d’un comune lacerato dai conflitti al tempo di Dante; Jean de Joinville, il nobile cavaliere che ha accompagnato Luigi il Santo alla crociata, testimone imperturbabile di sacrifici, eroismi e vigliaccherie; Caterina da Siena, che parlava con Dio e le cui lettere infuocate facevano tremare papi e cardinali; Christine de Pizan (si chiamava in realtà Cristina da Pizzano), la prima donna che ha concepito se stessa come scrittrice di professione, si è guadagnata da vivere ed è diventata famosa scrivendo libri; Giovanna d’Arco, che comandò un esercito vestita da uomo e pagò con la vita quella sfida alle regole del suo tempo.
È possibile incontrare uomini e donne del Medioevo, sentirli parlare a lungo e imparare a conoscerli? È possibile se hanno lasciato testimonianze scritte, in cui hanno messo molto di se stessi. È il caso di cinque su sei dei nostri personaggi; della sesta, Giovanna d’Arco, che era analfabeta o quasi, possediamo lo stesso le parole, grazie al processo di cui fu vittima e protagonista.

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