Sabato 16 aprile 2015 l’Associazione Culturale Italia Medievale, in collaborazione con l’associazione “quelli del Villaggio” e il Circolo Culturale Italo Calvino, organizza una visita guidata al Museo del Duomo e alla Chiesa di San Gottardo in Corte.
Ritrovo alle ore 10,00 davanti all’ingresso del Museo (all’interno di Palazzo Reale di Milano, in piazza del Duomo, 12)
durata visita circa 2 ore
contributo 5 euro a persona più 2 euro per la Visita al Museo.
Gratuito fino a 14 anni (accompagnati da genitore)
Il numero dei posti è limitato, per iscrizioni info@quellidelvillaggio.com.
Ritrovo alle ore 10,00 davanti all’ingresso del Museo (all’interno di Palazzo Reale di Milano, in piazza del Duomo, 12)
durata visita circa 2 ore
contributo 5 euro a persona più 2 euro per la Visita al Museo.
Gratuito fino a 14 anni (accompagnati da genitore)
Il numero dei posti è limitato, per iscrizioni info@quellidelvillaggio.com.
Il Museo, con i suoi 2000 m² circa di
superficie e le sue 26 sale, raccoglie il Tesoro del Duomo e le opere
d’arte provenienti dalla cattedrale e dai depositi della Veneranda
Fabbrica. I pezzi della raccolta sono collocati in un percorso
cronologico che permette di scoprire le fasi di costruzione della
cattedrale, dalla sua fondazione nel 1386 fino al XX secolo. Il 4
novembre 2013, in occasione della festa di san Carlo Borromeo, il Museo
ha riaperto dopo un ampio intervento di ristrutturazione e
riallestimento secondo il progetto dell’architetto Guido Canali.
La Chiesa di San Gottardo in Corte fu
eretta per ordine di Azzone Visconti intorno al 1336, accanto ai palazzi
del potere signorile e vescovile. La costruzione fu dedicata
inizialmente alla Vergine, cui i milanesi erano devotissimi in quel
periodo, quindi a san Gottardo, tradizionalmente invocato come
protettore contro i disturbi che affliggevano Azzone, i calcoli e la
gotta.
L’aspetto esterno dell’edificio fu completamente trasformato in epoca neoclassica da Giuseppe Piermarini, nell’ambito dei lavori di risistemazione del palazzo ducale (1770 circa). La facciata, che presentava un semplice profilo a capanna e tre sole aperture, fu sostanzialmente eliminata, essendo addossata ad altro edificio; l’ingresso della chiesa fu trasferito sul fianco sud, dove furono parzialmente ricomposti il portale e il rosone. La costruzione è ad aula unica rettangolare, stretta e allungata, divisa in tre campate da contrafforti coronati da frontoni cuspidati e pinnacoli. La profonda abside semiottagonale, tra le prime in Lombardia a superare la tradizionale pianta quadrangolare, è illuminata da ampie finestre archiacute e presenta dimensioni tali, rispetto al corpo della chiesa, da assumere quasi il rilievo di una cappella autonoma dall’insieme.
Ha conservato invece il suo assetto originario la splendida, slanciata torre campanaria, di pianta ottagonale, che Azzone dotò anche di uno dei primi orologi pubblici di Milano; alla base una lapide ricorda il nome dell’architetto responsabile dell’edificio, il cremonese Francesco Pegorari.
L’aspetto esterno dell’edificio fu completamente trasformato in epoca neoclassica da Giuseppe Piermarini, nell’ambito dei lavori di risistemazione del palazzo ducale (1770 circa). La facciata, che presentava un semplice profilo a capanna e tre sole aperture, fu sostanzialmente eliminata, essendo addossata ad altro edificio; l’ingresso della chiesa fu trasferito sul fianco sud, dove furono parzialmente ricomposti il portale e il rosone. La costruzione è ad aula unica rettangolare, stretta e allungata, divisa in tre campate da contrafforti coronati da frontoni cuspidati e pinnacoli. La profonda abside semiottagonale, tra le prime in Lombardia a superare la tradizionale pianta quadrangolare, è illuminata da ampie finestre archiacute e presenta dimensioni tali, rispetto al corpo della chiesa, da assumere quasi il rilievo di una cappella autonoma dall’insieme.
Ha conservato invece il suo assetto originario la splendida, slanciata torre campanaria, di pianta ottagonale, che Azzone dotò anche di uno dei primi orologi pubblici di Milano; alla base una lapide ricorda il nome dell’architetto responsabile dell’edificio, il cremonese Francesco Pegorari.
Nessun commento:
Posta un commento