Finalborgo sabato 5 gennaio 2013
rivivrà le magiche e antiche atmosfere medievali con una manifestazione
particolare che prenderà il via dalle 14.30 presso Castel San Giovanni:
si tratta del "Dinô da nùxe", una rievocazione in costume di un momento
storico intenso ricostruito partendo dalle antiche tradizioni, per una
manifestazione a cura dell'Associazione "Centro storico del Finale" e
patrocinata dal Comune di Finale.
Il pomeriggio nel castello di Finalborgo sarà ricco di sorprese. I
visitatori, infatti, potranno entrare in un'atmosfera magica,
accompagnati da esperte guide in costume medievale che li porteranno
all'interno della fortezza, scortati da guardie. I visitatori potranno
incontrare damigelle impegnate nei loro ricami, mentre gli "Spadaccini
del Finale" e gli "Arcieri della Torre dei Diamanti" si esibiranno in
duelli di spade e in tiri con l'arco. Ancora, i "Sonagli di Tagatam" e i
"Focus Magistri" si cimenteranno in musica medievale e spettacolari
giochi di fuoco.
Inoltre sarà
possibile assaporare ricette dell'epoca: personaggi in abiti da popolani
offriranno una calda tisana speziata, realizzata secondo antiche
ricette tramandate, procedendo sino al momento culminante del pomeriggio
da cui la manifestazione stessa prende il nome: il momento del dono del
sacchetto di noci, il "Dinô da nùxe", offerto dal "Marchese Giovanni
del Carretto" in una sala della torre del castello dove i visitatori
saranno ricevuti con tutti gli onori.
L'antica tradizione del "Dinô da nùxe" ha un suo profondo significato
che si conserva e si rivive oggi a Finale grazie all'Associazione
"Centro storico del Finale". Partendo da un breve resoconto storico, se
nelle terre anticamente governate da Genova, il Natale era festeggiato
con tradizioni che risalgono a un passato pagano come "U Confôgü" (Il
Confuogo), nel Finalese, in avversità a tutto quello che era Genovese,
questa tradizione non veniva mai seguita. I Finalesi hanno sempre
celebrato in forma molto più familiare e privata il loro Confôgü: alla
vigilia di Natale, seguita la prima Messa, la famiglia si ritirava a
casa, ove le donne iniziavano a preparare il pranzo serale, culmine
della festa casalinga: si manteneva infatti il digiuno per l'arco
dell'intera giornata. Gli uomini, terminati i lavori più pesanti,
visitavano parenti ed amici augurando "Bun Dinô", mentre i bambini
giravano per le contrade bussando alle porte e gridando "dinô da nùxe,
dinô da nùxe...". Al grido ogni porta si apriva e in dono veniva offerta
frutta secca e, quando possibile, arance e mandarini. Una tradizione
che oggi Finale rivive con la magia e la dolcezza dei tempi antichi.
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