Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, sarà a Modena
giovedì 29 marzo 2018 alle ore 18,00 all’auditorium Marco Biagi, dove dialogherà con
lo studioso Claudio Franzoni sul tema “Uso, ammirazione, ripresa. Il
Medioevo davanti all’antico”, con riferimento in particolare al Duomo di
Modena e alla Ghirlandina. L’incontro, aperto liberamente a tutti, si
svolge nell’ambito delle iniziative per “Mutina Splendidissima”, la
mostra al Foro Boario che fino all’8 aprile narra 2200 anni di Modena
con linguaggi sempre diversi.
Gli studi individuano nel Duomo di Modena una delle tappe
fondamentali del rapporto tra Medioevo e Antico. Le grandi mostre
modenesi sulla cattedrale del 1984 hanno approfondito il tema, sul quale
ritorna anche la mostra “Mutina Splendidissima”, che evidenzia come la
Cattedrale modenese possa essere considerata una sorta di giuntura tra
la città antica e la città moderna.
Uno dei momenti in cui più forte risulta il richiamo al passato
romano della città coincide, infatti, con la costruzione del Duomo e
della torre Ghirlandina che la affianca, oggi nel cuore del Sito Unesco
di piazza Grande, patrimonio dell’umanità. Il ricorso alla pratica del
reimpiego di materiali provenienti dalla città romana sepolta a Modena è
costante per oltre due secoli, anche se assume forme diverse nel corso
del tempo. Duomo e Ghirlandina sono quasi interamente costruiti con
mattoni romani e rivestiti da pietre di spoglio provenienti dall’antica
Mutina.
Inserito in una casistica che gli studi recenti hanno ulteriormente
allargato, spiegano gli organizzatori, lo sguardo di Lanfranco e di
Wiligelmo verso l’arte antica spicca ancora nella sua ricca, originale
complessità. Un tema divenuto centrale quando, negli anni ’80, Salvatore
Settis diede il suo pionieristico contributo portando nel dibattito
scientifico il concetto di “memoria e riuso dell’antico”. Si proponeva
così un modello di continuità e non di frattura, che passava dal
riutilizzo di quanto veniva dal mondo classico, provvedendo ad una sua,
sia pur involontaria, sopravvivenza.
Lo studio del rapporto tra Modena e la sua memoria in età medievale
non può prescindere dal modo in cui ha interagito con le testimonianze
materiali dei secoli precedenti. Negli studi il tema del reimpiego gode
ormai di una tradizione legata al confluire delle ricerche di ambito
locale in quelle nazionali e internazionali. Le riflessioni di Settis
costituiscono il fondamento degli studi volti all’interpretazione del
reimpiego come fatto storico, come azione di recupero che rivela un
atteggiamento ideologico nei confronti del passato in funzione del
presente.
Salvatore Settis è professore emerito presso la Scuola Normale di
Pisa, di cui è stato Direttore. Tra i molti incarichi, è stato Direttore
del Getty Research Institute di Los Angeles, Presidente del Consiglio
superiore per i Beni culturali e paesaggistici e membro di alcune tra le
più prestigiose accademie europee e americane. Accanto ai suoi studi
sull’arte antica e sulla tradizione classica, si è a lungo occupato di
politiche dei beni culturali. A inizio anni Ottanta, collaborò con
un’équipe di studiosi impegnata a definire un percorso per sviluppare
ruolo e identità culturale dei Musei civici di Modena.
Claudio Franzoni è archeologo e storico dell’arte. Ha collaborato
alla realizzazione di numerose mostre e iniziative editoriali. Nel corso
dei suoi studi ha approfondito i temi dell’arte di età romana, del
reimpiego e della storia della tradizione classica.
L’ingresso all’incontro è gratuito fino ad esaurimento posti. Ai
presenti sarà offerto un ingresso a “Mutina Splendidissima” al Foro
Boario di via Bono da Nonantola.
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