Sabato 11 maggio 2019 alle ore 11,00 l’Associazione Italia Medievale e Archeobooks sono lieti di invitarvi nella Sala Conferenze del Civico Museo Archeologico di Milano (Ingresso da Via Nirone, 7) per la presentazione del saggio “L’imperatore nel suo labirinto. Usi, abusi e riusi del mito di Federico II di Svevia” di Marco Brando (Tessere Edizioni, 2019). Interviene l’autore, conduce Giuseppe Maria Bianchi. Ingresso libero.
Ha 800 anni sulle spalle ma ancora oggi Federico II di Svevia, l’imperatore normanno-svevo, viene posto o sugli altari o sul banco degli imputati. Rimosso (o messo da parte) il personaggio storico, è stato trasformato in un mito e di esso, a seconda delle stagioni, della collocazione geografica, delle mire politiche, se ne è fatto abbondante uso. Tanto da stravolgere la storia, o meglio, come sempre più spesso avviene, a tirarla dalla propria parte fino a negarla.
Con le armi del cronista che segue un avvincente caso giudiziario, e con una gradevolissima scrittura che regala anche più di un sorriso, Marco Brando, giornalista di lungo corso e scrittore, ha indagato sul “leader” del Sacro romano impero (Jesi, 1194 – Castel Fiorentino, 1250), sul vestito, anzi, meglio, i vestiti che gli sono stato messi addosso e sul massiccio impiego ideologico della sua immagine.
Blandamente apprezzato in tutto il Sud, soltanto in Puglia è assurto a vero e proprio idolo, padre fondatore, venerabile santo, poi trasformato in un’icona da stampare su magliette o gadget come si fa con Che Guevara o Marilyn Monroe.
Dalla “centrifuga” di questo caso emerge però anche il disprezzo strumentale che se ne è fatto nel Nord padano-leghista, dove i santini riproducono invece l’effige di Alberto da Giussano.
E nell’area europea di cultura germanica – terra natale dei suoi avi tedeschi, Enrico VI e Federico Barbarossa, dove di miti, archetipi e simboli ne sono stati collezionati a dismisura – che ne è del puer Apuliae? Quasi completamente ignorato dalla gente comune, persino nella sua Svevia, lo scopre il cronista prestato al mestiere di storico, che dei ferri di questa disciplina si è qui rigorosamente servito.
Se ne interessano invece i media islamici contemporanei, per i quali Federico non è affatto il fautore della cosiddetta “crociata pacifica”, bensì un invasore e un nemico, come tutti i suoi predecessori.
Dall’inchiesta “giornalistica” – per metà è questo il libro, per metà è ricerca di storia contemporanea – emergono anche le tante false raffigurazioni del Medioevo, impiegate per demonizzare le presunte “stagioni buie” e rassicurarsi del proprio luminoso presente o per travestirsi nei protagonisti di un video-gioco ambientato nei labirinti di un castello ottagonale.
Il puzzle ricostruito svela usi e abusi dell’imperatore, gli antichi debiti e gli antichi pregiudizi, la ferita profonda che lacera l’Italia imprigionandola nel suo Sud e nel suo Nord.
Accompagnato dalla prefazione di Giuseppe Sergi e dalla postfazione di Tommaso di Carpegna Falconieri, medievisti di chiara fama, il libro aggiorna ed amplia un precedente volume uscito nel 2008 e ormai esaurito, riproducendo in appendice i testi di Raffaele Licinio e Franco Cardini, presenti in quella edizione, oltre a una ricca sezione iconografica.
In controluce si legge, a prescindere dal personaggio, l’uso che si fa dei miti, fornendo gli strumenti per coltivarli, come naturalmente avviene, senza farsene fagocitare fino a perdere il lume della ragione. Marco Brando, giornalista, scrittore e blogger, ha lavorato a l’Unità, TV Sorrisi e Canzoni, Corriere del Mezzogiorno e City, il quotidiano free press del gruppo RCS. Dal maggio 2012 al luglio 2017 è stato caposervizio per l’attualità del Settimanale Nuovo, di Cairo Editore. Ora fa il giornalista free lance su vari fronti del mondo dei media, del web e della divulgazione culturale.
Nel corso della sua attività giornalistica ha collaborato anche con Epoca, L’Europeo, La Domenica del Corriere, L’Espresso, Rai, Reuters, Sette, Radio Popolare, Radio della Svizzera Italiana, Italia Radio, Liberal, Farefuturoweb, Traveller, AD, Italia Oggi, Markos.it, Caffeina Magazine e Bari Economica.
Dal 2006 al 2011 ha diretto la collana “altreStorie” della Palomar. Con la casa editrice barese ha pubblicato due suoi libri: Sud Est. Vagabondaggi estivi di un settentrionale in Puglia (2006) e Lo strano caso di Federico II di Svevia. Un mito medievale nella cultura di massa (2008), con prefazione e postfazione a cura degli storici Raffaele Licinio e Franco Cardini.
Due suoi saggi sono ospitati nel volume Il paesaggio agrario medievale (Edizioni Istituto Alcide Cervi, agosto 2011): Politica, identità e storia divulgata e Barbarossa (nella sezione “Divulgare il Medioevo”).
È uno degli autori dei libri Quale energia per la Puglia? (Cacucci, Bari, 2008), L’eredità di Federico II / Das Erbe Friedrichs II (Adda, Bari, 2011) e Puglia. Appunti di viaggio (Eventi d’autore, Bari, 2011).
Ad Oxford, nel Regno Unito, un suo racconto A Night of Moon and Sea è stato pubblicato nell’antologia The Globetrotter’s Companion: A Collection of Creative Travel Writing (edited by Nikul Patel and Leon Terner, Lion Lounge Press, 2011).
Il suo ultimo libro, L’imperatore nel suo labirinto. Usi, abusi e riusi del mito di Federico II di Svevia, con prefazione di Giuseppe Sergi, postfazione di Tommaso di Carpegna Falconieri e in appendice scritti di Raffaele Licinio e Franco Cardini, è stato pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Tessere.
Ha 800 anni sulle spalle ma ancora oggi Federico II di Svevia, l’imperatore normanno-svevo, viene posto o sugli altari o sul banco degli imputati. Rimosso (o messo da parte) il personaggio storico, è stato trasformato in un mito e di esso, a seconda delle stagioni, della collocazione geografica, delle mire politiche, se ne è fatto abbondante uso. Tanto da stravolgere la storia, o meglio, come sempre più spesso avviene, a tirarla dalla propria parte fino a negarla.
Con le armi del cronista che segue un avvincente caso giudiziario, e con una gradevolissima scrittura che regala anche più di un sorriso, Marco Brando, giornalista di lungo corso e scrittore, ha indagato sul “leader” del Sacro romano impero (Jesi, 1194 – Castel Fiorentino, 1250), sul vestito, anzi, meglio, i vestiti che gli sono stato messi addosso e sul massiccio impiego ideologico della sua immagine.
Blandamente apprezzato in tutto il Sud, soltanto in Puglia è assurto a vero e proprio idolo, padre fondatore, venerabile santo, poi trasformato in un’icona da stampare su magliette o gadget come si fa con Che Guevara o Marilyn Monroe.
Dalla “centrifuga” di questo caso emerge però anche il disprezzo strumentale che se ne è fatto nel Nord padano-leghista, dove i santini riproducono invece l’effige di Alberto da Giussano.
E nell’area europea di cultura germanica – terra natale dei suoi avi tedeschi, Enrico VI e Federico Barbarossa, dove di miti, archetipi e simboli ne sono stati collezionati a dismisura – che ne è del puer Apuliae? Quasi completamente ignorato dalla gente comune, persino nella sua Svevia, lo scopre il cronista prestato al mestiere di storico, che dei ferri di questa disciplina si è qui rigorosamente servito.
Se ne interessano invece i media islamici contemporanei, per i quali Federico non è affatto il fautore della cosiddetta “crociata pacifica”, bensì un invasore e un nemico, come tutti i suoi predecessori.
Dall’inchiesta “giornalistica” – per metà è questo il libro, per metà è ricerca di storia contemporanea – emergono anche le tante false raffigurazioni del Medioevo, impiegate per demonizzare le presunte “stagioni buie” e rassicurarsi del proprio luminoso presente o per travestirsi nei protagonisti di un video-gioco ambientato nei labirinti di un castello ottagonale.
Il puzzle ricostruito svela usi e abusi dell’imperatore, gli antichi debiti e gli antichi pregiudizi, la ferita profonda che lacera l’Italia imprigionandola nel suo Sud e nel suo Nord.
Accompagnato dalla prefazione di Giuseppe Sergi e dalla postfazione di Tommaso di Carpegna Falconieri, medievisti di chiara fama, il libro aggiorna ed amplia un precedente volume uscito nel 2008 e ormai esaurito, riproducendo in appendice i testi di Raffaele Licinio e Franco Cardini, presenti in quella edizione, oltre a una ricca sezione iconografica.
In controluce si legge, a prescindere dal personaggio, l’uso che si fa dei miti, fornendo gli strumenti per coltivarli, come naturalmente avviene, senza farsene fagocitare fino a perdere il lume della ragione. Marco Brando, giornalista, scrittore e blogger, ha lavorato a l’Unità, TV Sorrisi e Canzoni, Corriere del Mezzogiorno e City, il quotidiano free press del gruppo RCS. Dal maggio 2012 al luglio 2017 è stato caposervizio per l’attualità del Settimanale Nuovo, di Cairo Editore. Ora fa il giornalista free lance su vari fronti del mondo dei media, del web e della divulgazione culturale.
Nel corso della sua attività giornalistica ha collaborato anche con Epoca, L’Europeo, La Domenica del Corriere, L’Espresso, Rai, Reuters, Sette, Radio Popolare, Radio della Svizzera Italiana, Italia Radio, Liberal, Farefuturoweb, Traveller, AD, Italia Oggi, Markos.it, Caffeina Magazine e Bari Economica.
Dal 2006 al 2011 ha diretto la collana “altreStorie” della Palomar. Con la casa editrice barese ha pubblicato due suoi libri: Sud Est. Vagabondaggi estivi di un settentrionale in Puglia (2006) e Lo strano caso di Federico II di Svevia. Un mito medievale nella cultura di massa (2008), con prefazione e postfazione a cura degli storici Raffaele Licinio e Franco Cardini.
Due suoi saggi sono ospitati nel volume Il paesaggio agrario medievale (Edizioni Istituto Alcide Cervi, agosto 2011): Politica, identità e storia divulgata e Barbarossa (nella sezione “Divulgare il Medioevo”).
È uno degli autori dei libri Quale energia per la Puglia? (Cacucci, Bari, 2008), L’eredità di Federico II / Das Erbe Friedrichs II (Adda, Bari, 2011) e Puglia. Appunti di viaggio (Eventi d’autore, Bari, 2011).
Ad Oxford, nel Regno Unito, un suo racconto A Night of Moon and Sea è stato pubblicato nell’antologia The Globetrotter’s Companion: A Collection of Creative Travel Writing (edited by Nikul Patel and Leon Terner, Lion Lounge Press, 2011).
Il suo ultimo libro, L’imperatore nel suo labirinto. Usi, abusi e riusi del mito di Federico II di Svevia, con prefazione di Giuseppe Sergi, postfazione di Tommaso di Carpegna Falconieri e in appendice scritti di Raffaele Licinio e Franco Cardini, è stato pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Tessere.
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